Re.Te.: Restituzione Tecnologica & Rete

Pubblicato il 29-01-2010

di Rinaldo Canalis


Un veicolo privilegiato di messa in pratica dei criteri e degli obiettivi del Sermig, nel campo dello sviluppo, è il gruppo Re.Te. - Restituzione Tecnologica.

di Rinaldo Canalis

 

La Re.Te. è parte della restituzione, fondamentale riferimento economico e tecnologico all’interno del Sermig. La Re.Te., nasce l’ultima domenica di giugno del 1981 nel filone della “Speranza tecnologica”, una rubrica del mensile del Sermig “Progetto” tenuta da Giorgio Ceragioli, professore al politecnico di Torino (vedi box a fondo pagina). Questa rubrica era stata occasione di un ampio dibattito, nella convinzione che esiste speranza nella ricerca ed applicazione della scienza allo sviluppo.

 

Una speranza molto concreta se questo grande bagaglio costituito dalle conoscenze tecniche, oltre che essere ecologicamente rispettoso, viene “restituito”.
Non è solo il denaro la forza dello sviluppo: molto risiede nelle competenze, conoscenze, professionalità organizzate e donate gratuitamente.

Costituito da persone con talenti diversi, attorno alle quali ruotano esperti disponibili di volta in volta alle consulenze del caso, il ruolo del gruppo è di individuare risposte tecniche concrete alle necessità che emergono nella condivisione con amici fidati in Terzo Mondo, funzionali quanto semplici e adatte sotto vari punti di vista (basso costo, semplice manutenzione, eventuale costruzione in loco...) alle realtà cui sono destinate: ancora una volta l’obiettivo è colmare un bisogno e affrancare quanto più possibile dalla dipendenza.

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Si è creata una “rete” , non solo tecnologica, ma di persone, gruppi, accomunati da un desiderio di sviluppo autentico, gratuito, umile, che mette al centro l’umanità più povera, malata e abbandonata. L’interdipendenza, specie dei gruppi che vi fanno riferimento, senza gelosie, costituisce un’ottimizzazione delle risorse, sempre troppo scarse viste le sproporzioni delle tragedie che si incontrano. Soprattutto, è uno stimolo al dialogo e al vivere gli ideali di pace nel mentre si lavora con i poveri, senza l’appropriazione degli stessi, asservendoli ai propri fini di prestigio.

Le prospettive di lavoro della Re.Te. sono in questo periodo orientate verso alcuni percorsi che si sono mostrati particolarmente importanti:

• impiego di tecnologie rinnovabili, come la fotovoltaica, per alimentare impianti di illuminazione (scuole, centri comunitari, dispensari…), di refrigerazione (conservazione di vaccini e medicinali in frigoriferi), di pompaggio, di molitura cereali, di alimentazione per piccole utenze (elettromedicali, televisione, computer…)
• sostegno del diffondersi di nuove tecnologie, ed in particolare le rinnovabili, in Italia per accrescerne la disponibilità in Terzo Mondo, dare un contributo al contenimento dell’inquinamento e creare nuove opportunità di lavoro.
• utilizzo sicuro dell’acqua in ogni parte del mondo, grazie alle tecnologie
• utilizzo dell’energia solare per: cuocere cibi, potabilizzare e dissalare acqua.
• tecniche di utilizzo sostenibile delle risorse locali
• coltivazioni, allevamenti, piscicoltura, apicoltura
• collaborazione nella progettazione e realizzazione di infrastrutture (acquedotti, costruzioni, installazioni e utilizzo di apparecchiature e impianti).
• Cooperazione con enti, come cooperative sociali, istituti, che possano beneficiare della gratuità delle consulenze della Re.Te., per creare opportunità di lavoro, miglioramento e completamento dei percorsi formativi degli studenti, soprattutto orientati ad uno spirito di mondialità.
• Sostegno tecnico con ausilii mirati a portatori di handicap

aladinolamp.jpg Un’ultima e non meno significativa attività del gruppo Re.Te. è la preparazione dei carichi di materiali (TIR, container, cargo) da inviare come aiuti per le emergenze umanitarie generate da guerre e sovvertimenti naturali. Quotidianamente, gruppi di persone organizzate, in varie parti d’Italia, in un’altra “rete” di solidarietà, sostengono una logistica di trasporti, selezionano e confezionano medicinali, cibo, indumenti, donati alla comunità Sermig.
Altri riparano macchine da cucire, computer ed attrezzature varie per essere riciclate allo “sviluppo”.
Altri ancora assemblano nuovi dispositivi, come la “lampada di aladino” nell’esperienza consolidata della Restituzione Tecnologica.

Non meno significativa è l’esperienza che si sta delineando nel volontariato, professionalmente qualificato, verso il mondo del lavoro, in special modo per il mondo del lavoro che sta mutando in modo sostanziale e vorticoso nei nostri paesi. Il passaggio dall’epoca delle fabbriche al terziario diffuso, e del solo terziario, lancia nuove sfide per non lasciare ai margini altre persone. Non tutti possono essere occupati nel terziario. Sono necessarie altre forme di occupazione, specie per i meno dotati.

Sempre più fabbriche chiudono nei paesi di prima industrializzazione, per trasferirsi nei paesi emergenti a basso costo della mano d’opera e senza regole ambientali e di sicurezza.
Anche qui la tecnologia restituita sarà un importante baluardo contro la povertà e per espandere nuove frontiere della produzione di reddito, magari con meno consumismo e sprechi e più intelligenza applicata alle soluzioni del vivere, intravedendo addirittura più vicinanza e solidarietà tra le persone.

di Rinaldo Canalis

 


ALCUNI PENSIERI DI GIORGIO CERAGIOLI

Usare tutta l'esperienza dei secoli, e accedere a tutta la tecnologia,a tutta la scienza del presente: non per competere nella corsa ai consumi,ma per raggiungere soglie alte di sviluppo umano.

L'incontro di tecnologie vecchissime e poverissime con quelle nuove e scientificizzate è una speranza per risolvere tanti problemi dei più poveri.

Non si può pensare che esista una soluzione e una sola; una tecnologia e una sola. Le tecnologie appropriate (anche intermedie, anche semplici, anche povere) sono il nostro futuro.

Con l’aiuto della tecnologia possiamo sperare di espandere la vita, la coscienza, l’amore, la verità, senza paure drammatiche per la sopravvivenza, nella tranquillità di poter dare pane a tutti, dignità umana a tutti.

La rivoluzione informatica potrebbe trasformare i paesi in via di sviluppo senza bisogno che passino attraverso l’industrializzazione e le difficoltà di quel processo di sviluppo... È possibile, se lo si vuole, il salto direttamente da uno sviluppo preindustriale ad uno post industriale.

Bisogna aver fiducia nell’uomo e nel suo strumento, a tecnologia: bisogna usarla fino in fondo; bisogna studiare e faticare per piegarla ad usi di pace e non di guerra, di sviluppo e non di sfruttamento.

La “ rivoluzione culturale “ deve interessare innanzitutto le volontà: volontà di limitare i consumi perché senza questa volontà anche i microcomputer saranno incapaci di dar da mangiare a tutti; volontà di distribuire equamente i beni a disposizione perché altrimenti anche i robot serviranno per sfruttare la povera gente e non per aiutarla nello sviluppo; volontà di usare la tecnologia, capirla, piegarla al servizio delle reali esigenze dell’uomo, per espandere nel mondo – anche con il suo aiuto – la vita che è coscienza, ricerca della verità e amore.

Lo spreco è un consumo inutile di energia (che, in termini poco comprensibili, corrisponde ad un "aumento non finalizzato di entropia ").

Ho voglia di partecipare alla "rivoluzione dei piccoli": con loro, tutti insieme, piccoli e modesti come siamo. Ho il timore che, alla prima salitella, questa voglia mi scappi. Vorrei l'aiuto di una scala mobile. Ma, forse, può bastare una corda che ci leghi in molti assieme: quando uno è stanco, altri dieci tirano e ciascuno può superare la salita per lui difficile. E' questo lo strumento più importante della rivoluzione dei piccoli.


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