Responsabili tutti

Pubblicato il 02-10-2025

di Corrado Avagnina

La stagione che viviamo ogni giorno ci interpella e ci richiede una nostra reazione non distratta, non banale, non sbrigativa. C’è la tentazione di indossare panni qualunquisti, andando dietro all’onda di indifferenza che colpisce alla grande, purtroppo. A cui si aggiungono anche parole grosse, senza freni, dentro la deregulation di oggi che un po’ impressiona. E, immersi in questo clima che incoraggia poco, ecco che si fa urgente – proprio perché l’aria è quella – ritrovare una parola spesso dimenticata, “responsabilità”. Da cittadini, da persone consapevoli e anche da credenti. Chiamati in causa da quanto succede. Coltivando uno sguardo mirato e non assuefatto, attento e sensato (cioè responsabile), mentre le guerre si incattiviscono, impietose e laceranti, facendo vittime innocenti, inermi, bambini, anziani, mamme, adolescenti... in una spirale atroce che sconcerta.

Di fronte a questi scenari che la tv ci porta in casa all’ora di cena, c’è da non abituarsi, c’è da preoccuparsi per come i grandi di questo mondo non sanno più fare la pace, lasciando invece trionfare le armi in mano ai prepotenti di turno; c’è da invocare in modo accorato un cambio di rotta immediato col coraggio di andare controcorrente non arrendendosi nell’indifferenza; c’è da aggrapparsi alla fede perché sgeli i cuori di pietra che presiedono ai conflitti e alle atrocità di oggi. Insomma una responsabilità che ci tocca sempre di più.

Nella nostra ferialità poi ci si è imbattuti in questioni importanti, come quelle dei quesiti referendari, in cui rispondere su questioni specifiche ma significative del mondo del lavoro e sulla possibilità o no di facilitare il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi è da anni nel nostro Paese da straniero e con meno diritti. La responsabilità starebbe nel prendere più sul serio questi passaggi, previsti dalla Costituzione, esercitando una democrazia che non dovremmo mai snobbare (come invece abbiamo fatto). Perché la responsabilità è anche quella di non tirarsi indietro o pensare ad altro quando in ballo ci sono decisioni che riguardano milioni di persone, che meritano rispetto e considerazione. Perché l’astensionismo che va crescendo quando si ricorre alle urne non appare un buon segnale, e non è un buon sintomo, anzi. La qualità della politica – che riguarda il bene comune – la costruiamo tutti insieme, a cominciare dal basso, quando si è appunto chiamati a esprimersi con lo sguardo attento alle situazioni delle persone e delle famiglie, alla realtà dei fatti da governare, alla convivenza con piena dignità, senza lasciare ai margini nessuno, ma tutti un po’ protagonisti, interpellati e pronti a farsi carico.


Corrado Avagnina
NP giugno/luglio 2025

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