Quaresima, tempo di grazia

Pubblicato il 11-08-2012

di Cesare Falletti

di Cesare Falletti* - Ogni uomo è chiamato attraverso la Quaresima a incontrare se stesso, gli altri, il Risorto.

La Quaresima per i cristiani è un periodo fondamentale, perché prepara alla festa di Pasqua, che è la Festa. Pertanto la Quaresima è un tempo di grazia del Signore: ricorda agli uomini che sono capaci, non da soli ma con la sua grazia, di poter contemplare la sua gloria, diventando capaci di arrivare a Pasqua e di guardare il volto del Risorto.
 
Il Signore conosce il cuore dell’uomo, sa che è malato, che è ferito, che può essere anche molto addolorato, addormentato, ma sa anche che il cuore dell’uomo può diventare il luogo in cui Dio abita, in cui Dio si riposa, in cui Dio si specchia nella sua bellezza. E allora Dio ci offre un percorso, un cammino, un tempo speciale, un tempo privilegiato, un tempo di grazia, perché possiamo ritrovare la nostra bellezza, perché possiamo ritrovare la stima di noi stessi, rivederci nella nostra bellezza.
  
padre Cesare Falletti all'Arsenale della Pace
Addormentarsi nelle gozzoviglie, nelle ubriachezze, come direbbe Gesù, non aiuta l’uomo a ritrovare se stesso e la voglia di vivere. Allora il Signore gli offre un tempo, un tempo in cui la sobrietà del cibo, del sonno, dei divertimenti, delle distrazioni, si affianca al tagliare, portare via tutto ciò che può essere male, cattivo, corrotto. Questa sobrietà lo riporta alla propria immagine, a un’immagine di luce e di bellezza. L’uomo non è addormentato nelle ubriachezze, nelle gozzoviglie.
  
Vivere la Quaresima è anche una ricerca per trovare la propria immagine, la propria bellezza nello sguardo degli altri. Il Signore sveglia l’uomo all’attenzione degli altri, all’attenzione di ciascun altro, all’attenzione di tutti gli occhi che possiamo incontrare.
  
Ci sveglia all’importanza del fatto che il nostro potere, il nostro avere, il nostro essere persone apparentemente grandi non ha una via d’uscita, non ci apre degli spazi di vita. Invece il fatto di guardare gli altri, di cogliere l’altro nella sua povertà, ma anche nella sua bellezza, nel suo bisogno, nel dono che può portarci (poiché l’incontro deve essere sempre uno scambio), fa sì che il Signore ci sveglia e ci dice: questa è la via che apre agli spazi infiniti, belli, luminosi, della comunione.
  
Noi viviamo anche, o siamo tentati di vivere, nel carcere dell’autosufficienza, in cui giriamo intorno a noi stessi e ci autocondanniamo a degradarci, perché non osiamo tendere la mano, perché non osiamo alzare il cuore, perché non osiamo dire la nostra povertà. Il Signore in Quaresima ci dice: imparate a pregare, imparate a lasciarvi guardare dal Dio misericordioso.
  
Il Signore ci dice: toglietevi le maschere, non c'è più bisogno che voi facciate le cose solo per essere visti. Ci insegna, attraverso la preghiera, ad essere noi stessi, a far la pace con noi stessi, perché il suo sguardo penetra il cuore e davanti a lui non possiamo giocare, non possiamo imbrogliare. L’importante è che il Signore veda fino in fondo al nostro cuore, e lui vede la nostra bellezza, la nostra capacità di comunione.
 
E allora cammineremo nella Quaresima togliendoci le maschere, togliendo tutto ciò che ci addormenta, togliendo tutto ciò che ci fa girare intorno a noi stessi, tutti vicoli ciechi per entrare nel grande spazio della comunione di Dio, che è comunione con tutti i fratelli.
  
Cesare Falletti
tratto da un’omelia all’Arsenale della Pace
testo non rivisto dall’autore
 
*Priore del monastero Dominus Tecum di Pra 'd Mill a Bagnolo P.te (Cn).
 
 
 
 
 

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