Purché se ne parli
Pubblicato il 07-12-2024
Negli ultimi anni, l’immigrazione è emersa come un tema centrale e divisivo nei dibattiti pubblici, in particolare in Europa e negli Stati Uniti. La crisi dei rifugiati del 2015 e i discorsi di partiti nazionalisti hanno amplificato questa questione, ponendo interrogativi sul ruolo dei media nell’influenzare le opinioni pubbliche. Un recente studio pubblicato sull’American Economic Journal: Applied Economics analizza come la copertura mediatica dell’immigrazione influisca sulle percezioni degli individui, concentrandosi sui notiziari televisivi francesi dal 2013 al 2017 e correlando questi dati con le opinioni sull’immigrazione e le preferenze televisive degli spettatori. A differenza di altre ricerche, questo studio esamina l’evoluzione delle opinioni delle singole persone nel tempo, evitando di ridurre il tutto a semplici differenze geografiche o tra gruppi sociali.
I risultati principali dimostrano che un aumento della copertura mediatica sull’immigrazione porta a una polarizzazione delle opinioni. In altre parole, le persone che inizialmente avevano opinioni moderate tendono a spostarsi verso estremi: chi era lievemente favorevole all’immigrazione diventa molto favorevole, mentre chi era leggermente critico diventa fortemente contrario.
Questa polarizzazione non deriva tanto dal contenuto delle notizie, ma dal fatto che l’immigrazione diventa un argomento più saliente nella mente degli spettatori. Questi ultimi attribuiscono più importanza al tema dell’immigrazione semplicemente perché ne sentono parlare di più.
Uno degli aspetti più interessanti è che, nonostante la polarizzazione agli estremi, la copertura mediatica non ha un effetto significativo sulla media delle opinioni.
Questo implica che non c’è un cambiamento netto nella popolazione nel suo complesso, ma piuttosto un’accentuazione delle differenze tra chi era già più o meno favorevole o contrario all’immigrazione.
Un altro dato rilevante emerso dalla ricerca è che la polarizzazione delle opinioni porta anche a una polarizzazione politica.
Chi sviluppa opinioni più estreme tende a sostenere partiti con posizioni fortemente pro o contro l’immigrazione, contribuendo a un’ulteriore divisione nell’arena politica e, quindi, a potenziali conflitti che possono paralizzare il processo legislativo.
Questo è particolarmente significativo in periodi elettorali, quando la copertura mediatica su temi sensibili può avere un impatto decisivo sui risultati delle urne.
Anche i media tradizionali come la televisione, meno ideologicamente orientati rispetto ai social media, possono quindi contribuire a polarizzare le opinioni.
Questo avviene semplicemente dando maggiore risalto a un determinato argomento, in questo caso l’immigrazione. In altre parole, mettere ripetutamente i riflettori sull’argomento riattiva pregiudizi preesistenti, senza necessariamente “convincere” qualcuno a cambiare idea, influenzando quindi il dibattito politico e la formazione delle opinioni, soprattutto in vista delle elezioni.
Secondo gli autori, emerge la necessità di regolare la copertura mediatica sull’immigrazione e di monitorare il modo in cui i media trattano temi sensibili. Questo è fondamentale per prevenire che tali temi vengano manipolati da leader politici estremisti o che influenzino in modo sproporzionato il dibattito pubblico e le decisioni elettorali. Inoltre, promuovere programmi di educazione mediatica potrebbe aiutare i cittadini a sviluppare una maggiore consapevolezza critica nella fruizione delle notizie. Comprendendo meglio i meccanismi di salienza e la distorsione causata dalla ripetizione e dall’eccessiva attenzione su determinati argomenti, il pubblico potrebbe diventare meno suscettibile alla polarizzazione.
Pierluigi Conzo
NP ottobre 2024