Poi, passa
Pubblicato il 15-05-2025
Perdendosi nel mondo dei più piccoli, si impara presto, qualsiasi cosa succeda, che non ci può essere nessunissimo buon motivo per buttarsi giù per più di cinque secondi.
Una vocina, dal basso della terra, ha appena finito di sussurrare alla tua tristezza ed al tuo muso lungo, agli occhi spenti ed ai pensieri rallentati dalla noia che è ora di svegliarsi: «Poi, passa». E aspetta l'istantanea riattivazione e la pronta guarigione del suo compagno di giochi prediletto, che guarda preoccupato da giù verso su. «Stai meglio».
Sono le due successive parole a cui si appella, sempre con lo sguardo rivolto lassù, occhi dentro gli occhi, aspettando che la fatidica parola, sì, annunci la fine del tempo delle lacrime, degli sbadigli e delle imbronciature, perché dev'essere arrivata finalmente l'ora di giocare e di correre insieme.
Il programma è già pronto per le ore a venire: si esibirà, con te al suo fianco, in una spettacolare esibizione di animaletti che arrivano dai cinque continenti, con in bella fila pronti a far rumore strumenti musicali che basterebbero per fare suonare un'intera orchestra. E poi c'è la palla che rotola in un angolo per una super partita contro la squadra dei lupi, insomma, non c'è tanto da stare pensierosi qui.
Il buonumore si può perdere solo per le cose importanti davvero: mettila tu la maglia senza il leone e vacci a dormire senza aver guardato Biancaneve. E scatenerò l'inferno. Ma solo per poco, perché poi, il male deve andare via, ogni cosa tornare al suo posto, è la legge naturale del mondo. Qualunque sia la destinazione, basta fare una corsa a chi arriva prima e ritorna il sorriso. «Poi, passa». E starai meglio. E staremo meglio insieme. Per riempirci il cuore di cosa ci fa stare bene. Di cosa ti fa ridere e ci fa ridere. Giocare a trovarci senza nasconderci. Farti sollevare da terra anche quando potresti farlo da te. Chiuderci dentro una capanna e rovinarti la pancia di solletico. Fare la pipì sotto la doccia. Diventare un cane oppure una mucca. Inventare storie che cominciano male e finiscono bene. E se una cosa non si può fare, nessun problema, basta fare finta. «Non stai male tu».
È una supplica e un'intimazione, un imperativo e un ordine, richiesta non trattabile di felicità. È la vita che hai dentro che urla il suo desiderio di compagnia. Perché stare bene è una magia che può succedere solo se stiamo insieme. E noi siamo qui. Sentendoci piccoli, piccoli, davanti a te, che credi che tutti siamo fatti per stare meglio. Che non c'è bisogno di essere tristi, perché poi, passa.
E se nel cuore della notte arrivano i pensieri brutti e ci perdiamo nel buio, basta stringere forte, forte qualcosa di forte. «Voglio mano». E quando non siamo più soli, passa davvero.
Marco Grossetti
NP febbraio 2025