Patagonia, gli oligarchi del potere

Pubblicato il 11-07-2013

di Aldo Maria Valli

di Aldo Maria Valli - Con l’elezione di Jorge Mario Bergoglio a successore di Benedetto XVI anche l’Argentina è tornata in primo piano. Paese grande e complesso, ha attraversato anni difficilissimi, e tra le questioni più delicate c’è quella dell’ambiente.

Per avere un’idea dei problemi basti citare il caso del progetto cileno-argentino di sfruttamento minerario di oro, argento e rame denominato Pascua Lama e proposto dalla multinazionale Barrick Gold. Prevedeva di estrarre i metalli rimuovendo tre ghiacciai e utilizzando durante la lavorazione solventi altamente inquinanti. Contro il progetto sono insorte le organizzazioni ambientaliste e le popolazione residenti, con l’appoggio di gran parte della comunità scientifica.

Un altro caso delicato riguarda le escavazioni minerarie di oro a cielo aperto in Patagonia, fermate grazie a una legge della provincia di Santa Cruz, nella Patagonia argentina.

Sono soprattutto le mobilitazioni dei comuni cittadini a impedire che il territorio sia saccheggiato e inevitabilmente danneggiato.

Per esempio nella provincia di Catamarca, regione della cordigliera delle Ande, molti villaggi si sono mobilitati contro le imprese minerarie della zona, i cui progetti di estrazione rischiano di mettere in serio pericolo la regione. Dichiara Sebastian Eduardo Pinetta, presidente di BePe (Bienaventurados de los Pobres): “Da diciotto anni lottiamo contro lo sfruttamento del nostro territorio e così abbiamo deciso di mettere in atto questo tipo di protesta per isolare le miniere e costringere così il governo provinciale e nazionale ad ascoltarci”. Spesso però la repressione è violenta perché gli interessi sono enormi. “Il nostro governo – dice Pinetta -– ha praticamente messo all’asta i giacimenti di oro, rame, litio, argento lasciandoli sfruttare da multinazionali straniere che sono arrivate promettendo lavoro e sviluppo e che invece stanno solo avvelenandoci e producendo miseria”.

Finita l’epoca delle miniere di carbone – spiega il regista Fernando Solanas, che al problema ha dedicato diversi film – oggi si preferisce far saltare la montagna e sbriciolare le rocce, per poi dividere l’oro dagli altri metalli attraverso processi chimici altamente inquinanti”. Una miniera di questo tipo utilizza ogni giorno svariate tonnellate di cianuro, cento milioni di litri di acqua potabile e grandi quantità di esplosivi. Sostanze che inquinano le acque sin dalla fonte.

Una sola miniera è capace di produrre una ricchezza quattro volte maggiore di quella di un’intera provincia. Con un tale potere economico – dice Solanas – alle società di estrazione basta un po’ di denaro per conquistarsi molto consenso. Così in Argentina si creano delle nuove oligarchie legate al sistema di produzione”.

Per l’Argentina e il suo splendido territorio ci vorrà proprio una benedizione speciale di papa Francesco.

The insider – Rubrica di Nuovo Progetto

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