Parte di noi

Pubblicato il 14-04-2025

di Chiara Genisio

Ancora oggi il carcere è un mondo a parte rispetto alla città in cui sorge. Nel corso dell’incontro con i giornalisti alla vigilia di Natale, il cardinale Roberto Repole ha raccontato come dei bambini avessero rappresentato con un disegno tutte le realtà presenti nella città di Torino, tutte tranne il carcere.

Ecco allora che l’azione della Santa Sede in occasione del Giubileo di portare l’arte contemporanea all’interno della prigione come sfida di speranza apre a nuove opportunità. In diverse carceri in Italia e nel mondo saranno aperte simbolicamente alcune “Porte della Speranza”, installazioni affidate ad artisti di fama internazionale che, in collaborazione con le comunità dei detenuti, realizzeranno queste opere da collocare fuori delle mura penitenziarie, visibili in questo modo alla città.

L’obiettivo del progetto è incoraggiare e sostenere esperienze dei detenuti tese a vivere in modo riabilitativo la permanenza in carcere preparandosi al rientro nella società. Oltre che alla conversione dello sguardo spirituale e culturale del cuore e del pensiero della società riguardo al tema, c'è da considerare sempre di più il carcere come luogo di riabilitazione e non soltanto di punizione. Nel suo intervento di apertura della conferenza stampa di presentazione del progetto L’arte contemporanea in carcere: la sfida della speranza il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede ha insistito nell’affermare che: «Il problema del carcere non appartiene solo agli Stati, tutta la comunità umana e civile è chiamata a farlo suo, è chiamata a intercettare questa realtà di solito solo immaginata e a interessarsi di più.

Con questo progetto si vuole riportare il tema delle carceri e dei detenuti al centro della città e del dibattito. E qui l’esperienza artistica può svolgere un ruolo decisivo, perché l’arte sa di essere ponte e di collegare con rinnovata e creativa intensità i cammini interrotti dell’esistenza. Portare l’arte all’interno delle istituzioni carcerarie, come già realizzato alla Giudecca, dona vita a un’opera straordinaria nel senso costituzionale dell’art. 27». Come, ad esempio, l’opera dell’artista Marinella Senatore a Rebibbia, (inaugurata lo scorso 26 dicembre, giorno in cui papa Francesco ha aperto la Porta Santa nel carcere romano) che offre un’attività artistica partecipata, in cui si chiama «la popolazione detenuta ancora una volta non a essere soggetto passivo di un intervento culturale, ma soggetto attivo».


Chiara Genisio
NP gennaio 2025

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