Parole chiare
Pubblicato il 29-03-2025
Suonano richiami che sembrano allarmi a fronte di un ormai evidente impasse dell’assetto democratico, come se fosse un surplus da aggirare, come se non ne avessimo bisogno, come se si riducesse a forme burocratiche da bypassare. Forse non è tutto da imputare a nodi irrisolti o a derive maturate nella “pancia” dei Paesi dalla lunga storia democratica, ma l’astensionismo che dilaga e non accenna a risolversi dà fortemente da pensare, anche con qualche preoccupazione.
Nel mondo conosciamo tante democrature, che non sono rette da nitidi impianti di democrazia, anzi rivelano e nascondono trame che puntano al dominio sulla gente. Rispunta la guerra per decidere le sorti dei popoli, si profilano nuovamente i blocchi entro cui l’autodeterminazione è frenata se non impedita, emergono potentati di vario tenore che incidono su tutto, facendosi magari scudo di parvenze democratiche. Senza scordare i potentati di natura economica e finanziaria, che condizionano un po’ tutto. E nelle democrazie che reggono ancora, spesso si finisce nell’ingovernabilità per posizioni rigide, ideologicamente bloccate, dominate da estremismi assortiti. Chi diserta le urne sembra lasciare il campo libero a chi voglia scorrazzare spregiudicamente nei territori dello stare insieme.
Mentre c’è un bisogno responsabile di rispetto per tutti e per ciascuno. Un bisogno da difendere anche col voto. Purtroppo si immagina che non serva più pronunciarsi con la propria opzione al seggio.
Sale la sfiducia nelle istituzioni e nella politica, come se fosse possibile farne a meno. Segnali non incoraggianti. Ma, per fortuna, ci sono anche “voci” preziose che vanno dritte ai nodi cruciali, avendo il coraggio di indicare ciò che va fatto con urgenza.
A cominciare dal Presidente della Repubblica che invita ad «amare la democrazia». Sì, questo è il format della dignità condivisa, per la democrazia in cui credere, magari da sostenere, da incoraggiare e anche da – perché no – correggere là dove si incaglia in logiche o prassi inaccettabili. «La democrazia di fantasmi», col voto disatteso, disegna un orizzonte sociale rischioso.
D’altra parte dai vertici dello Stato ci si attende che si sia «all’altezza delle proprie responsabilità » (ancora Mattarella a parlare netto). Che aggiunge: «La democrazia non si esaurisce nelle sue procedure, è impegno, passione, senso della comunità ». Solo così si può alimentare la fiducia nelle persone condividendo la barca comune da non abbandonare.
Corrado Avagnina
NP gennaio 2025