Parità di genere

Pubblicato il 20-08-2021

di Valentina Turinetto

L’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 è relativo alla parità di genere, sottolineando tre aspetti particolari: eliminare le forme di violenza e discriminazione; eliminare le pratiche tradizionali lesive, come i matrimoni precoci e le mutilazioni genitali femminili; assicurare l’equità di genere nell’accesso al mondo del lavoro e alla rappresentanza politica.

Considerando i dati disponibili, circa due donne su dieci, tra 15 e 49 anni, ha dichiarato di avere subito violenze fisiche o sessuali; inoltre, 49 Stati non possiedono ancora una legge specifica che tuteli le donne dalla violenza domestica. Il problema dei matrimoni precoci colpisce soprattutto alcune aree dell’Africa e del Medio Oriente, con una stima di circa 700 milioni di ragazze-bambine sposate prima dei 18 anni. Per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro e la politica, è ancora bassa la presenza femminile in ruoli dirigenziali medio-alti. Al di là delle statistiche e dei numeri, possiamo constatare che, anche dove i diritti fondamentali sono sanciti dalle leggi, sono ancora molte le donne che si scontrano ancora con pratiche o atteggiamenti che sembrano ancora imbrigliati in vecchi schemi.

Eppure, pare che nelle esperienze in cui si dà spazio alle donne, si ottengono risultati positivi. Una recente indagine dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) su 13.000 imprese in 70 Paesi mostra che le imprese che attuano iniziative di promozione della diversità di genere ottengono risultati migliori, tra cui un aumento significativo dei profitti: quasi i tre quarti delle aziende hanno riportato incrementi di profitto tra il 5 e il 20%. Inoltre, oltre la metà degli intervistati ha dichiarato che la presenza delle donne facilita l’attrazione e permanenza dei talenti nelle imprese e determina miglioramenti in termini di creatività e innovazione, con un conseguente miglioramento della reputazione della propria azienda.

Calando la ricchezza delle figure femminili in questo tempo di pandemia, è interessante notare come diversi Paesi con delle donne ai vertici della politica, abbiano affrontato l’emergenza con strategie particolarmente efficaci e capaci di trovare una buona risposta da parte della popolazione.

Le donne rappresentano solo il 7% dei leader mondiali, ma nella pandemia si sono distinte positivamente: risolutezza, fiducia nella tecnologia e nella scienza, ed empatia sono state le loro armi vincenti. Un esempio è quello di Jaginda Ardern, prima ministra neozelandese: dirette Facebook, in vesti non ufficiali, per spiegare ai cittadini in maniera chiara e diretta gli aggiornamenti sulle misure da attuare; il taglio del 20% del suo stipendio, insieme ad altri ministri, come segno di solidarietà verso chi affronta difficoltà economiche a causa dell’emergenza; la proposta della settimana lavorativa di quattro giorni come modo per ripartire. Strategie che hanno permesso di contenere in modo significativo l’impatto del Covid-19 sul loro Paese.

La parità di genere non è solo garantire gli stessi diritti alle donne e tutelarle da violenze; la parità di genere sarà piena e autentica quando oltre a questi diritti fondamentali legati alla dignità della persona umana, si riconoscerà che dare spazio alle peculiari caratteristiche e ricchezze dell’animo femminile, è una condizione necessaria per un mondo migliore, sostenibile e in pace.


Valentina Turinetto
NP aprile 2021

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