Panieri solidali

Pubblicato il 11-07-2021

di Cristiana Capitani

Ormai da quasi un anno il martedì e il giovedì il cortile dell'Arsenale della Pace si anima di persone di tutte le età e nazionalità. A distanza, senza assembramenti, le famiglie del quartiere vengono a ritirare la borsa spesa, ogni mese. In questo momento sono 837, ma dall'inizio della pandemia ne sono passate quasi 8mila. Sono soprattutto marocchini, nigeriani, egiziani, bangladesi, ma anche tanti italiani. Anziani soli e invalidi, famiglie numerose, mamme con bambini che nel periodo del Covid hanno perso il lavoro e la loro già precaria situazione socio economica è precipitata, tanto da non avere più mezzi sufficienti per soddisfare i bisogni primari. A marzo le tante richieste che hanno affollato i centralini delle associazioni come la nostra e del Comune di Torino ha fatto sì che quest'ultimo si sia domandato come fare a fronteggiare la crisi e ha creato il progetto dei Panieri Solidali coinvolgendo diverse associazioni, cooperative, enti della città che sono diventati i 15 snodi sul territorio cittadino che distribuiscono le borse spesa. E l'Arsenale è uno di questi.
Un'esperienza molto proficua in cui un'istituzione pubblica non delega al terzo settore ma collabora in prima persona creando una rete sul territorio che lavora insieme in modo costruttivo, in cui ognuno mette a disposizione le proprie potenzialità.

All'Arsenale ogni venerdì arriva il tir del Comune che porta i bancali di scatole da distribuire in base al numero dei componenti delle famiglie: una media di 15 kg a persona di cibo a lunga conservazione (latte, pasta, riso, olio, pomodoro, legumi…) a cui si aggiunge la provvidenza che arriva direttamente all'Arsenale (formaggi, carne, dolci vari…). Ad oggi abbiamo distribuito 500.000 kg di cibo. Sono circa 20 i volontari che in modo stabile e continuativo si sono presi la responsabilità di questo servizio: c'è chi telefona ad ogni famiglia per dare l'appuntamento per il ritiro, chi inserisce i dati nell'app creata per il progetto, chi accoglie le famiglie in cortile e le guida nella compilazione dell'autodichiarazione, chi distribuisce le scatole, chi fa da raccordo tra le varie fasi e chi consegna il cibo a casa a chi non è in grado di venire all'Arsenale. E la cosa più bella è il clima che si è creato nel gruppo: nonostante le differenze di età (giovani ventenni e pensionati ultrasessantenni), italiani, cinesi e ivoriani, si sono accolti con stima, rispetto e desiderio di servire… E le sei ore in piedi, con il freddo di questi giorni, lasciano lo spazio alla gioia dello star bene insieme per chi soffre!


Cristiana Capitani
NP marzo 2021

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