Palomar

Pubblicato il 08-05-2025

di Luca Periotto

Scrutare nei minimi dettagli le cose che ci capitano sotto gli occhi nella vita quotidiana, scrutarle con un ossessivo scrupolo di precisione, come se il nostro sguardo – isolandosi da tutto il resto del contesto – una volta selezionato il soggetto interessato lo avvicinasse attraverso la lente dell’obiettivo. L’esperienza consiste nel soffermarsi ogni volta su di un fenomeno isolato per volta: senza questa messa a fuoco preliminare, nessuna forma di conoscenza sarebbe possibile. Più ci si avvicina, più il soggetto si moltiplica al suo interno come se in ogni punto fosse contenuto l’infinito. Restare taciturni ma in allerta! Per rintracciare il filo del discorso che scorre là, dove le parole tacciono, tendere l’orecchio al silenzio degli spazi infiniti o al fischio degli uccelli, cercando di decifrare l’alfabeto delle onde marine o dell’erba di un prato. Periodicamente non riesco a fare a meno di rileggere Italo Calvino. In particolar modo rileggere Palomar sviluppa in me il senso autentico dell’investigazione.
Di che si tratta? Italo Calvino è stato un narratore dell’invisibile letterario come Borges, Gianni Celati e – penso non per ultimo – Peter Handke. La lezione che ho appreso dalle loro letture mi ha fatto comprendere come ogni aspetto della realtà manifesta può essere spiegato con chiarezza e leggerezza. Trattandosi di scrittori visivi, cioè capaci di stimolare con la loro scrittura l’immaginazione del lettore, creano e suggeriscono al fotografo, al pittore o al regista, il giusto modo di porsi d’innanzi alla realtà. Quando mi sento particolarmente leggero e predisposto, seleziono dalla realtà i miei modelli da fotografare: potranno essere ritratti colti nella vita di strada oppure, come nel caso della serie che ho deciso di intitolare Due uccelli di pietra che all’improvviso si alzano in volo, realizzata un giorno mentre stavo attraversando la periferia di Soweto in Sud Africa. In quell’occasione, ho cominciato a costruire una storia basata su tre scatti realizzati forse in meno di un minuto, tutti ripresi in movimento dal finestrino della macchina. In pratica ho provato ad applicare alla fotografia ciò che ho imparato a fare con la macchina da presa in altre circostanze, selezionando tre differenti momenti tuttavia capaci di articolarsi assieme: questo concetto in fotografia si chiama sequenza, ma io preferisco chiamarla storia. Naturalmente si tratta della suggestione che ho provato all’istante, quando vidi una coppia di uccelli finti, ornamentali, spuntare tra le siepi di una casa: immagine che poi casualmente ho associato ad una coppia di uccelli veri che ho colto nell’atto di volare sopra un uomo sorpreso che passeggia su un marciapiede nello stesso isolato.


Luca Periotto
NP febbraio 2025

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