Odighitria Chilandari
Pubblicato il 04-01-2025
Per chi non lo sapesse il monte Athos si estende in forma di penisola ed è un vero e proprio Stato autonomo all’interno dei confini greci. È da secoli ritenuto territorio sacro, abitato da circa un migliaio di monaci, divisi in 20 monasteri ortodossi e alcuni piccoli eremi. L’intero complesso vanta una quantità impressionante di dipinti murali, mosaici, icone portatili e manoscritti miniati di estrema bellezza, appartenenti a differenti periodi storici e stili artistici, che coprono un arco di tempo dal XII al XIX secolo. Soltanto di icone bizantine se ne contano oltre 20mila, di tanti tipi: portatili, da iconostasi, a mosaico… un vero tesoro artistico e spirituale.
Tra queste troviamo l'icona della Vergine Odighitria con il Bambino, che risale alla seconda metà del XII secolo, di cui però non si riesce a stabilire l’esatta località di provenienza. La qualità della sua fattura è abbastanza elevata e, nonostante il tempo l’abbia in parte danneggiata e nascosto nel silenzio le sue origini, essa oggi parla da sola e comunica da sé, con la sua austera eleganza, tipica delle opere bizantine, il messaggio che rappresenta. La grandissima dignità e sacralità della Madre di Dio che “indica la via” della vita: proprio il bambino che tiene in braccio, bambino e insieme Dio dell’universo che si è fatto uomo per salvare l’uomo, che si è fatto crocifiggere per farci risorgere con lui. In un’essenzialità e solennità di gesti che ci parlano di una realtà che viene da oltre il tempo, dall’eternità, di un amore che non ha fretta, che chiede un po’ del tuo tempo, chiede ai pensieri e ai sensi di fare silenzio, di non cercare le solite soddisfazioni veloci ma di fermarsi e aspettare, e guardare, ascoltare…
Dal silenzio di queste immagini – come dal silenzio di tanti cuori che, nascosti in tutto il mondo, continuano a pregare, a intercedere, ad amare Dio e l’uomo a nome di tutti, anche di chi non vuole “occuparsi” di lui – arriva questo grido silenzioso e continuo, che chiede di fermarsi, di tacere, di guardare al dopo, alla vita eterna, che invita a tornare alle nostre origini, a credere all’amore di una madre per il suo bambino, di una madre crocifissa dal dolore di vedere suo figlio, e con lui tutti i suoi figli, che oggi sono uccisi, maltrattati, i suoi bambini abbandonati, trascurati.
Un’immagine che ci chiede di tornare a credere all’amore materno di Dio verso l’uomo, l’unico che ci può salvare, che ci può fermare, che può donarci la pace, se la vogliamo, se la chiediamo. Lasciamoci guidare, aiutare dalla Madre di Dio.
Chiara Dal Corso
NP ottobre 2024