Nozze di Cana

Pubblicato il 05-06-2025

di Chiara Dal Corso

In questo affresco, purtroppo molto rovinato dal tempo, troviamo un dettaglio dell’episodio del miracolo delle nozze di Cana, narrato nel vangelo di Giovanni. Episodio con cui Gesù inizia la sua vita pubblica e che ritroviamo, infatti, anche nella liturgia all’inizio del tempo ordinario, dopo la festa del Battesimo di Gesù. Abbiamo già parlato di questo episodio, ma stavolta abbiamo scelto questo scorcio per la sua freschezza di movimenti, data dall’immediatezza delle linee che, pur mantenendo i canoni iconografici della stilizzazione del disegno, riescono tuttavia a dare alle figure un movimento estremamente naturale. Anche i colori, seppure sbiaditi, ci danno l’idea della competenza dell’iconografo e ci aiutano ad entrare nella scena con più semplicità rispetto al solito.

Quello che più colpisce di questo dettaglio è il dialogo tra Gesù e Maria, la gestualità delle mani, la vicinanza dei volti, che indicano una estrema confidenza, un’intesa veloce e immediata, tipico di chi è abituato a fare le cose insieme, a lavorare per lo stesso sogno, ad avere lo sguardo rivolto non a sé ma nella stessa direzione. E questo tra Maria e Gesù era evidentissimo, anche in un episodio così, in cui – ad un primo approccio al brano – può sembrare che Maria anticipi i tempi, che chieda a Gesù un segno che lui non aveva previsto di fare, e che lui le risponda un po’ bruscamente. In realtà proprio dal loro dialogo e dalle loro azioni, Gesù ci dice con i fatti che a sua madre non nega nulla, che, attraverso Maria, noi possiamo chiedergli anche delle grazie impossibili, perché lei può davvero intercedere. Ci dice con i fatti che entrambi vogliono lo stesso bene per le creature, che entrambi sono animati dalla stessa volontà, Gesù per natura, Maria per grazia.

Ed è proprio questa unità di volontà, e di cuore, e quindi di azione, di attenzione misericordiosa sulle persone e sulle loro vite, che risponde alla domanda di Gesù, secondo una traduzione più letterale: «Che c’è tra me e te, o donna?», nella quale “donna” è un termine che indica la sposa.

E a sua volta, le parole di Maria – «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» – confermano questa unione profonda, questa fiducia estrema nel figlio e la certezza che esaudirà la sua richiesta. Nel vangelo di Giovanni, Maria apre la vita pubblica di Gesù, e lui qui annuncia la sua ora, poi ricomparirà sotto la croce insieme a lui, al compimento dell’”ora”, al compimento della missione di Gesù. E anche questo ci dice come Maria sia rimasta unita, coinvolta interiormente (e anche poi corporalmente) a tutta la vita di Gesù, dall’inizio alla morte, alla risurrezione e per sempre…

Chiediamo a questa Madre potente di intercedere per noi, insistiamo con fiducia nel chiederle le grazie più grandi, cose che ci sembrano impossibili, chiediamole la pace per il mondo intero. Sapendo che con lei e con Gesù tutto è possibile. Dobbiamo solo metterci del nostro, crederci, fidarci, ed essere intimamente disposti a fare «qualsiasi cosa ci dica».

Didascalia foto:
Magnifico affresco contenuto nella cattedrale di san Salvatore a Tsalendjikha, Georgia,(XIV secolo).
«Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me?
Non è ancora giunta la mia ora” Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela". (…) E Gesù disse loro: “Riempite d'acqua le anfore”» (Gv 2, 1-11)


Chiara Dal Corso
NP febbraio 2025

 

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