Non solo musica

Pubblicato il 30-07-2020

di Mauro Tabasso

Non so in che categoria vi trovate. Tra quelli che lavorano da casa, quelli che vanno a lavorare regolarmente, quelli che studiano online, quelli che si godono meglio che possono questo regime di custodia cautelare sanitaria… Spero non siate tra i malati! Io sono tra quelli in smartworking, e, a dirla proprio tutta, tra quelli a cui piacerebbe anche continuare. Sto lavorando di più e meglio di quando ero in studio, con meno distrazioni, più concentrazione, con gli orari che desidero. E devo dire che la sensazione non mi dispiace. L’unico neo è che è già difficile spiegare quello che faccio in condizioni normali, figurati ora; passo per il divanista, lo scansafatiche, il “plendrùn” come si dice a casa mia (significa pelandrone, ma in piemontese il termine dà molta più soddisfazione).

Già il mio lavoro (quindi anche io) è sostanzialmente inutile in condizioni normali, figuratevi ora. Un gelataio al Polo Nord, uno spacciatore di cioccolata calda in mezzo al deserto, un coltivatore di patate su una pietraia. Vi viene in mente qualcosa di più inutile di un musicista in un periodo di magra economica come questo, quando siamo ancora chiusi in casa ma già parliamo di ripresa, di aiuti monetari, di rilancio dei consumi e della produttività? E ammesso che qualche aiuto arrivi (sono ottimista), prima che aiutino i musicisti io raddoppio quota 100. Non sono un medico, un infermiere, un cassiere di supermercato, un alpino, un addetto della protezione civile, un camionista che trasporta derrate e rifornisce la brava gente. Non mi occupo nemmeno di pompe funebri. Lì, purtroppo, sarei tristemente e socialmente più utile. Perfino la gatta che mi si struscia sulle gambe per farsi dare i croccantini è più utile di me. Con i gatti, animali sostanzialmente indipendenti, il rapporto è sempre do (poco) ut des (molto). Ti permetto di accarezzarmi solo per i tuoi dannati croccantini. Io non riesco a farmi coccolare da mia moglie nemmeno dopo che ho cambiato 7 lampadine, fissato 8 mensole, messo 42 tasselli (di cui 10 chimici), sturato il lavandino del bagno dei ragazzi che non vanno dal barbiere/pettinatrice da due mesi (nemmeno io, ma di questo nessuno si accorge). Ma non sono il solo a sentirsi inutile. Immagino che attori, scrittori, registi, lavoratori del mondo dello spettacolo in genere si sentano un po’ come me. Però… C’è un però, c’è quasi sempre. Se stiamo passando più o meno decentemente la quarantena, non lo dobbiamo un po’ anche a queste persone? Immaginatevi chiusi in casa due mesi senza un libro, un film, un po’ di musica a confortarvi.

Sarebbe peggio vero? Ma molto peggio, siete d’accordo? Il lavoro inutile di queste persone (e mi ci metto anche io nel mezzo) ci sta aiutando stare meglio tra noi, a sentirci più vicino agli altri, a essere più ben disposti nei confronti della vita, meno tristi, più di buon umore perfino, e tutto questo ci aiuta a stare meglio, anche nel corpo. Dunque, spero dopo tutto questo periodo, quando si parlerà solo di ripresa, che qualcuno si ricordi ancora del lavoro superfluo di tante persone, che hanno continuato a fare ciò che sanno fare meglio, dando il loro piccolo e inutile contributo. La verità è che siamo tutti utili e indispensabili gli uni agli altri. Questa pandemia, piovuta sui giusti e sugli ingiusti, che ha colpito senza distinzione, premier, attori, calciatori, gente comune e poveri cristi, dovrebbe servirci di lezione, farci capire che abbiamo tutti un gran bisogno gli uni degli altri. E dovrebbe anche insegnarci a lavorare con più rispetto per le persone e per l’ambiente (non so se lo sapete, ma a Torino il Po è diventato BLU!!!). E abbiamo un gran bisogno di bellezza, fuori e dentro di noi.

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Maggio 2020

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