Non solo fact-checking
Pubblicato il 26-09-2024
Viviamo in un’epoca in cui le informazioni si diffondono rapidamente e la disinformazione è una sfida quotidiana. Come contrastarla? Un recente studio internazionale ha cercato di rispondere a questa domanda esaminando diverse strategie per limitare la disinformazione. Condotto negli Stati Uniti, in Polonia e a Hong Kong, lo studio ha coinvolto oltre 6.000 partecipanti e ha testato alcuni approcci principali, tra cui il fact-checking e l’alfabetizzazione mediatica.
Il fact-checking mira a verificare la veridicità delle informazioni per contrastare le notizie false. L’alfabetizzazione mediatica educa le persone a riconoscere le fake news e i bias (distorsioni) nei media, offrendo consigli per individuare le notizie false e riconoscere i pregiudizi nelle notizie.
I risultati hanno mostrato che quasi tutte queste strategie sono efficaci nel ridurre le “percezioni distorte”, cioè la tendenza a credere ad affermazioni false. Tuttavia, queste stesse strategie hanno aumentato lo scetticismo verso le affermazioni vere. Questo significa che le persone, pur essendo meno inclini a credere alle notizie false, sono diventate anche più diffidenti verso le notizie vere.
Questi risultati sollevano importanti domande sull’efficacia delle attuali strategie di contrasto alla disinformazione. Se da un lato è positivo che le persone diventino più critiche nei confronti delle notizie false, dall’altro è preoccupante che questo aumento di scetticismo si estenda anche alle notizie vere. Questo potrebbe erodere la fiducia nelle istituzioni e nei media, creando una società in cui si può mettere facilmente tutto in dubbio.
Lo studio suggerisce che le attuali strategie potrebbero aver bisogno di essere ripensate. Ad esempio, le campagne di alfabetizzazione mediatica potrebbero beneficiare di un maggiore focus sulla differenziazione tra informazioni false e bias, e potrebbero includere ancore numeriche per aiutare le persone a comprendere l’effettiva portata della disinformazione. Gli autori dello studio riconoscono diverse limitazioni. Sebbene gli esperimenti di sondaggio siano strumenti potenti per determinare i nessi di causalità tra diversi fenomeni, essi possono avere una validità esterna limitata. Inoltre, la misurazione delle percezioni errate è stata basata su affermazioni “fabbricate” appositamente per lo studio, il che potrebbe limitare la validità ecologica dei risultati. Infine, le differenze culturali e contestuali tra i Paesi studiati potrebbero aver influenzato i risultati.
In conclusione, mentre è fondamentale contrastare la disinformazione, è altrettanto cruciale fare attenzione a non erodere la fiducia nelle informazioni vere e verificate. Man mano che affrontiamo queste sfide, sarà importante continuare a esplorare e sviluppare strategie che riescano a ridurre la disinformazione senza compromettere la fiducia del pubblico nelle notizie affidabili.
Pierluigi Conzo
NP giugno/luglio 2024