Morire o crepare?

Pubblicato il 12-10-2020

di Andrea Gotico

Questi ultimi anni sono stati un po’ difficili, devo ammetterlo, e non sto ad elencarvi gli eventi che li hanno contraddistinti, ve li risparmio. Alcuni potrebbero definire una serie di eventi negativi come fatalità, sfiga o volere divino, ma non farò ipotesi su questa questione. Sta di fatto che davanti al mio computer stanno aumen­tando a cascata le immaginette di care persone che sono passate a miglior vita.

Questa visione mi porta spesso a pensare che al fondo di questa cascata un giorno non troppo lontano finirà anche la mia di immagine. Non è un pensiero che mi porta tristezza, tutt’altro. Pensare al tempo che passa è per me un energetico straordinario.

Mio nonno diceva sempre: «Caro ragazzo, è una vita che mi addestro a morire» e tutte le volte gli si illuminava il volto quasi come uno che non vedeva l’ora di diventare “santino” anche lui. Ecco quel suo sguardo era meraviglioso, ed era lo sguardo di chi sapeva che non finiva tutto sotto terra, ma al contrario finiva tutto molto sopra la terra. Ora se c’è una cosa che mi fa soffrire non è l’assistere alla dipartita di chi amo o il meditare sulla mia, ma più che altro il pensare a quanto troppo tempo sprechiamo dietro a cose o a discorsi che non hanno senso.

Solo l’amore resta” non è una frase fatta e non potrò mai dimenticare una delle tue ultime parole: «Ci sono cose che ci adde­strano a morire e altre che ci ad­destrano a crepare». Grazie della dritta nonno, ora a me non resta che imparare a distinguerle.

 

Andrea Gotico
NP agosto/settembre 2020

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