Molecola H2O

Pubblicato il 10-01-2021

di Carlo Degiacomi

Come per il Covid-19, anche per i cambiamenti climatici, ciò che non si vede e si riesce ad afferrare è qualcosa di ignoto e di sconosciuto che porta facilmente tanti a negare il problema e a rinviare i tempi per affrontarlo. L’Osservatorio Città Clima di Legambiente segnala che negli gli ultimi 10 anni sono 500 i comuni colpiti da eventi intensi, 400 gli allagamenti disastrosi. Chi vuol vedere le evidenze è interessato ad una definizione partecipata e propositiva su come individuare priorità e idee capaci di coniugare difesa e rispetto della natura, anche con innovazione tecnologica ed economica.

Oggi l’idrogeno è l’elemento più presente sulla terra e nell’universo – illimitato, pulito, stoccabile e trasportabile – che può fornire un contributo ad una nuova fase, come un combustibile tradizionale, utilizzabile in modo decentrato, dove e quando serve.
Il processo di decarbonizzazione è una strada lunga che si sta percorrendo. Accanto al piantare alberi (l’Economic Forum di Davos 2020 ha lanciato un piano per mille miliardi di alberi) e altre soluzioni da praticare subito, è possibile ragionare sull’idrogeno, fonte energetica che molti considerano “l’internet” dell’energia, per la possibilità di creare reti anche locali e di prossimità
Rispetto al passato si può pensarlo come una leva di un sistema rivisto di energia, che risolve ad esempio problemi delle fonti rinnovabili più utilizzate oggi. Insomma guardare il tutto da nuovi punti di vista.
Con il Recovery Fund si sta pensando a infrastrutture e investimenti in grado di creare posti di lavoro, nuovi lavori, nuovi consumi con effetto moltiplicatore e capaci di rispondere alla sostenibilità ambientale nello stesso tempo, di disegnare un futuro di ambiente e crescita economica?

Una parte di risposta può darla l’idrogeno, il nuovo petrolio? Invece di schierarsi bisogna analizzare i pro (alcuni indicati sopra) e i contro. Se alla fine i pro prevalgono si fornisce non solo agli Stati e alle aziende un’indicazione, ma anche una speranza ai giovani per scegliere le azioni utili nei prossimi 10 anni.
Attualmente l’idrogeno (mercato mondiale di 100 miliardi di dollari, metà del mercato dell’oro) è prodotto – ci vuole energia – quasi del tutto da combustibili fossili. L’idrogeno verde può essere invece prodotto da impianti solari e eolici con l’elettrolisi. L’idrogeno può essere trasportato attraverso condotti esistenti come i gasdotti (dove l’idrogeno può essere mescolato con il metano) o in serbatoi.

Lo stoccaggio è facile (mentre è difficile come sappiamo stoccare l’energia elettrica) anche con modalità particolari (es. cavità saline). L’applicazione di innovazioni come quelle citate, e un aumento dei volumi, porterebbero in fretta ad una riduzione dei costi, in modo da renderlo competitivo. L’utilizzo diffuso migliora la qualità dell’aria. Ha aspetti di sicurezza come i combustibili fossili, ma si disperde velocemente perché 16 volte più leggero dell’aria. Ci sono probabilmente anche critiche fondate, da passare al vaglio. Germania, Olanda, Regno Unito, Giappone stanno scommettendoci con investimenti adeguati. Il nostro Paese ci sta pensando?
«L’idrogeno non è una pozione magica, ma può rendere molto fattibile la transizione dalle fonti fossili» (M. Alverà).

Carlo Degiacomi
NP novembre 2020

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