Migliori noi stessi

Pubblicato il 04-01-2022

di Renato Bonomo

Giuseppe Mazzini è uno dei più importanti protagonisti del Risorgimento. È un personaggio controverso: pensatore politico di spessore ma anche fautore di una strategia d'azione che ha causato la morte di molti patrioti. La sua influenza politica è però indubbia nella redazione della nostra Costituzione repubblicana e non solo. W. T. Wilson, David Lloyd George, Gandhi, Golda Meir, Nehru e Sun Yat-sen hanno apprezzato il pensiero mazziniano e, in particolare, l'opera I doveri dell'uomo. Libro coraggioso del 1860 con cui Mazzini desidera convincere gli operai dell'infondatezza della proposta materialistica del marxismo. In esso, Mazzini riflette sulla progressiva affermazione dei diritti individuali di libertà che si stava realizzando nelle società occidentali di quei decenni. Pur condividendo questa linea di sviluppo, il suo sguardo scorge degli elementi di profonda contraddizione che alla lunga avrebbero portato a conseguenze nefaste. In particolare, Mazzini nota che la libertà rimane sulla carta per le classi più povere perché riservata solo a quelle più ricche. Inoltre, la libertà individuale viene spesso confusa con il benessere inteso come possesso di beni materiali. L'interesse di ogni uomo per la libertà si riduce quindi alla conquista egoistica di tali beni, trascurando le necessità altrui.
«Ciascun uomo prese cura dei propri diritti e del miglioramento della propria condizione, senza cercare di provvedere all'altrui; e quando i proprii diritti si trovarono in urto con quelli degli altri, fu guerra: guerra non di sangue, ma d'oro e di insidie: guerra meno virile dell'altra, ma egualmente rovinosa: guerra accanita, nella quale i forti per mezzi schiacciano inesorabilmente i deboli o gli inesperti. […] A questo siamo oggi, grazie alla teoria dei diritti».

La ricerca dei soli diritti esaspera l'egoismo, l'egoismo genera scontri sempre più gravi. Come uscirne? Mazzini riconosce il valore della soddisfazione materiale, ma lo considera come mezzo e non come fine del progresso sociale. Sogna una società in cui i cittadini sanno legare i doveri ai diritti. Per lui il dovere è la consapevolezza che la nostra vita non è solo un fatto individuale, non è vivere per sé ma per gli altri, diventando migliori attraverso l'educazione. Meglio l'educazione che produce la crescita morale che il benessere materiale; meglio essere moralmente migliori che materialmente soddisfatti. L'educazione al dovere è quindi l'antidoto adatto contro la disgregazione sociale dovuta ad infinite spinte egoistiche.
«Gli uomini buoni fanno buone le organizzazioni cattive, i malvagi fanno triste le buone. Si tratta di render migliori e convinte dei loro doveri le classi ch'oggi, volontariamente o involontariamente, v'opprimono; né potete riescirvi se non cominciando a fare, quanto è possibile, migliori voi stessi».


Renato Bonomo
NP ottobre 2021

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok