Meritiamo di più

Pubblicato il 24-05-2025

di Michelangelo Dotta

Il semplice fatto è che a lei saltano i nervi, ed è profondamente umano, ma non in pubblico, non inquadrata dalle telecamere, non da Presidente del Consiglio di una nazione.
Neanche “TeleMeloni”, che soffre ormai da tempo di una omogeneizzazione interna, è riuscita a salvarla, le reti della Rai l’hanno implacabilmente riconsegnata al pubblico nella sua forma per certi versi più smagliante e per altri più debole, sensibile alle critiche e incapace di controbattere se non inveendo, attaccando e urlando a favor di telecamere. Questi non sono atteggiamenti da leader ma da capopopolo, non da ribalta internazionale ma da teatrino di borgata, eppure lei è così, e forse proprio per questo a tanti italiani piace. Decisa, arrogante e spregiudicata quanto basta, pronta ad attaccare e ad infierire forte del suo ruolo, bellicosa e senza peli sulla lingua, sempre pronta a lanciare i suoi strali in favore di telecamere urlando nomi e cognomi dei suoi nemici di turno, Romano Prodi e Saviano gli ultimi della lista.

La retorica del suo potere si costruisce proprio sulle immagini della leader che puntualmente buca lo schermo con i suoi sguardi di minaccia e le arringhe al limite dell’urlo che quasi sembrano non appartenere a quel corpo minuto, a quella chioma bionda ondulata che appena le sfiora le spalle e a quel viso con gli occhi azzurri all’apparenza quasi sprovveduto.
La televisione, manco a dirlo, dà il suo massimo con personaggi del suo tipo, capaci di usare un doppio registro a seconda della situazione, virare quando meno te lo aspetti per passare da un genere all’altro con una semplice smorfia, un battito d’occhi o un silenzio, come nella tipica commedia all’italiana che ci ha fatto conoscere nel mondo e che ora, trasferita di fatto alla politica, riconsegna alla ribalta internazionale la reale fotografia del Paese attuale.

Primari e comprimari si contendono la scena al cospetto del leader che li osserva dall’alto del suo ruolo, corrono, si rincorrono, si fanno lo sgambetto, si azzuffano, sbottano uno contro l’altro, inveiscono, urlano, si riappacificano, cadono, si rialzano, tutti uniti dal grande circo mediatico che ha ormai eletto la classe politica italiana a miglior interprete della nostra programmazione televisiva. I ruoli sono classici e ben definiti in modo che il grande pubblico li possa immediatamente comprendere senza troppe elucubrazioni mentali e, per maggior sicurezza, le interpretazioni sono sempre identiche e ripetute come mantra all’infinito; Conte, Schlein, Donzelli, Renzi, Gasparri, Calenda, Fratoianni, Bonelli, Lupi e, ultimamente, Foti. Troppo spesso il dibattito politico in Italia è superficiale. Eppure, la democrazia merita di più: i cittadini dovrebbero essere messi nelle condizioni di poter valutare seriamente l'operato di chi governa senza sconti. Magari, smettendo di stare davanti la TV per stare un po’ più dentro le questioni veramente importanti.
 

Michelangelo Dotta
NP febbraio 2025

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