Madre di Dio del monte Kikko

Pubblicato il 15-02-2023

di Chiara Dal Corso

È un'icona che per secoli è rimasta nascosta. Oggi possiamo vederla in diverse versioni che sono nate dal modello originale e si sono diffuse in tutto il mondo ortodosso: Sinai, Monte Athos, Bulgaria, i Balcani, Russia. La ritroviamo anche in numerose icone in Occidente, in particolare in Italia.

È una Madre di Dio con il bambino Gesù in braccio. È del modello della tenerezza, per il dolce sfiorarsi dei due volti, ma ha delle peculiarità. Intanto il bimbo è seduto, anzi quasi disteso in una posizione "scomoda" che lo costringe a una tensione del corpo. La testa appoggiata sulla spalla destra, le braccia aperte appoggiate sulla madre, che lo sostiene, le gambe piegate e quasi incrociate spesso scoperte, i piedini nudi mettono il Bambino in una posizione molto simile a quella che avrà in croce (e in qualche icona della deposizione).

Nella mano destra, sostenuta dalla mano della Madre, il rotolo della Parola, che quando non è chiuso riporta il passo di Luca che cita Isaia, l'inizio della predicazione di Gesù: «Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4,18). Ecco come di nuovo in un'icona sola troviamo tutta la vita di Gesù: dalla sua nascita, alla sua infanzia, alla vita pubblica, fino alla passione e alla resurrezione. Di quest'ultima ci parlano la regalità delle vesti, lo sfondo e le luci di oro che illuminano e impreziosiscono le vesti di entrambi.

Ci racconta come la Madre sia stata sempre, in ogni momento della sua vita, completamente unita a Cristo, completamente abbandonata come lui nella Volontà del Padre, tanto da potergli essere di sostegno, di conforto e di appoggio, di consolazione. Colei che più di tutti ha conosciuto e condiviso il cuore di Gesù, i suoi pensieri, i suoi più intimi dolori e desideri perché unita nella stessa volontà, inseparabile dall'amore del Padre e del Figlio, inseparabile dalla presenza dello Spirito, lei che è la piena di grazia, la tutta santa.

Il prototipo è avvolto da una leggenda che la riconduce a una delle tre icone della Vergine dipinte direttamente da San Luca. Si racconta che fosse stata custodita per secoli in Egitto e poi portata e nascosta a Costantinopoli fino al 1082, anno in cui fu donata dall'imperatore di allora al monaco Isaia che aveva costruito il monastero dedicandolo alla Madre di Dio a Kikko, in Cipro.

E da allora vi è rimasta. Sembra che l'icona, arrivata a Cipro, abbia suscitato numerosi prodigi, richiamando moltissimi pellegrini locali e stranieri a visitare e pregare nel santuario. Dalla fine del 1700, si racconta che sia stata coperta da una riza di argento e oro per proteggerla e poi nascosta in buona parte da un broccato che le scende davanti nella nicchia dove è custodita, tanto che da allora non è più possibile vederla.

Eppure anche in questo modo si può tramandare la fede, con il mistero intorno a un'immagine che ci ricorda, dopo secoli e secoli, che Dio si è creato una madre che ha corrisposto con tutta se stessa al suo Amore, tanto da diventare suo riposo e suo paradiso in terra.


Chiara Dal Corso
NP novembre 2022

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