Lourdes a ostacoli

Pubblicato il 19-01-2019

di stefano

di Stefano Caredda - Le Ferrovie francesi scoraggiano i pellegrinaggi dei malati.
Oggi sulle lunghe percorrenze siamo abituati più che bene. Da Roma a Milano in tre ore, da Napoli a Torino in poco più di cinque ore, da Bari a Venezia in sette ore e mezzo. Quasi un batter d'occhio, grazie all'alta velocità e a convogli dove il confort la fa da padrone. Sulle brevi distanze, invece, ancora sono dolori, con la vita dei pendolari che per alcuni è migliorata ma che per altri rimane una delle grandi pecche del sistema di trasporti italiano. Che siano alte o basse velocità, che ci si trovi fra i soddisfatti o fra gli insoddisfatti, tutti concordano sul fatto che prima vengono i convogli passeggeri e poi, dopo, i treni merci: un comparto che nel nostro Paese si farebbe bene a incrementare, ma che resta ben separato da quello relativo ai passeggeri. Eppure c'è un tipo di convoglio, molto particolare, che nonostante i grandi progressi dell'universo ferroviario continua ancora a soffrire, e ora anche a ritenersi gravemente discriminato.

È il popolo di coloro che viaggiano sui cosiddetti “treni bianchi” diretti generalmente a luoghi di culto, e in primis al santuario mariano di Lourdes, sui Pirenei francesi. Sono migliaia le persone che ogni anno si spostano su questi treni, accompagnati da numerose organizzazioni (la più famosa è l'Unitalsi). Viaggi caratterizzati sempre più spesso da alcune precise caratteristiche: tempi di percorrenza paurosi, anche 10 ore in più di quelle previste, con fermate della durata di numerose ore in stazioni secondarie francesi o peggio in aperta campagna transalpina sotto il sole cocente. E talvolta anche treni bloccati alla frontiera francese e rispediti indietro.

La denuncia del Coordinamento Nazionale Pellegrinaggi Italiani (Cnpi) è puntuale: nonostante l'aumento delle tariffe, i treni speciali verso il santuario mariano sono ormai considerati «dalle ferrovie francesi meno dei carri merci». Il tutto «sulla pelle dei più deboli», di «malati, persone sofferenti, spesso allettate, che escono una volta all’anno dai loro Istituti e case e che sono costrette a vivere un autentico calvario.

Persone che desiderano per un anno intero di poter partecipare come protagonisti ad un pellegrinaggio a Lourdes, e che vengono considerati meno di oggetti o cose inanimate da trasportare ». E che, per inciso, nella stragrande maggioranza dei casi non hanno alternative di viaggio, perché l'aereo non è facilmente adattabile al trasporto collettivo di persone con gravi malattie e necessità di assistenza. L'accusa rivolta alle Ferrovie francesi è diretta: quella di scoraggiare i viaggi verso Lourdes. Di renderli talmente insostenibili da convincere i pellegrini a rinunciarci. L'appello: intervenire perché il servizio, anche da parte italiana, non venga soppresso e sia garantita la libera circolazione delle persone, sane o ammalate che siano.

«Non è questione semplicemente religiosa. È questione di rispetto dei Diritti Umani, diritti che la Francia ha insegnato al mondo ma che le proprie Ferrovie stentano a ricordare quando devono fornire un servizio a favore dei malati».

Stefano Caredda
REDATTORE SOCIALE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

 

 

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