Liberi di sbagliare

Pubblicato il 19-04-2025

di Max Laudadio

Ho già parlato di Claudio, quasi un anno fa, sottolineando cadute e risalite di quest’uomo dall’animo gentile che ha vissuto una vita travagliatissima (se volete rileggere l’articolo che lo riguarda s’intitola "amare per vivere").

Ultimamente Claudio non è stato bene, la polmonite non lo voleva abbandonare e, due settimane fa, è entrato in ospedale per l’ennesima volta. Dopo quest’ultimo ricovero però, è successo qualcosa di anomalo, Claudio è sparito nel nulla. Nessuna telefonata, nessuna risposta ai messaggi, zero informazioni agli amici, niente che potesse tranquillizzarci. Sparito.

È normale che gli amici si siano preoccupati, gli vogliano bene e non potrebbe essere altrimenti. La situazione si è chiarita soltanto quando la madre di Claudio si è presentata al bar dove ogni mattina ci ritroviamo a fare colazione, e stava piangendo.
È evidente che vedere una signora anziana, con la salute molto precaria, in quelle condizioni, ci ha immediatamente allarmato. Colma di lacrime ci ha comunicato che, quella mattina, al figlio avevano amputato una gamba, perché lui da mesi aveva smesso di prendere le medicine per combattere il diabete, naturalmente riportando gravi conseguenze al piede.

Ancora stordito dalla notizia, ho cercato di chiamare Claudio, più volte, ma il telefono è rimasto muto. Nel frattempo sua madre continuava a ripetermi di non andare a trovarlo, perché il figlio era caduto in una depressione profonda e non voleva vedere o sentire nessuno.
Anche mia moglie, per la prima volta, non sapeva cosa consigliarmi; era combattuta se alimentare la mia voglia di ribellione a quella sua richiesta di solitudine, che non poteva che peggiorare le cose, o tentare di convincermi se lasciare al tempo la risposta di cosa fare. E quanto tempo sarebbe servito nessuno poteva saperlo.
Così, ho atteso, ma ho resistito solo qualche giorno. Dentro di me sentivo una spinta che non riuscivo a trattenere, una voce continuava a ripetermi che dovevo andare in quell’ospedale e senza perdere ulteriore tempo, anche sapendo che la mia libertà di scelta contrastava con quella del mio amico.

Ma io Claudio lo conosco bene, so per certo che la nostra amicizia ha per entrambi un valore importante, e anche se inizialmente la mia presenza lo avrebbe potuto infastidire, successivamente il non sentirsi solo avrebbe certamente giovato alla sua ripresa. Prima di andare però, gli ho mandato un audio dove in sintesi gli raccontavo il sentimento che provavo per lui e il perché ritenevo giusto che non mi escludesse dal suo dramma. Ho gioito quando il mio cellulare si è illuminato, e ancora di più quando ho letto la sua risposta che mi invitava ad andare in ospedale.

Claudio ha pianto quando mi ha visto, farfugliando frasi in cui si scusava per essere sparito, mischiate a quelle dove si dava dello stupido per aver deciso di interrompere i farmaci.

Sono servite ore, giorni, e tanto, tanto amore, da parte di tutti quelli che gli vogliono bene, perché il suo sguardo tornasse quello di prima e finalmente oggi Claudio è tornato a sorridere.
Ha compreso che la vita, con o senza una gamba, va lodata, amata, vissuta e rispettata, e anche che da soli è tutto più difficile. Vederlo sorridere è il regalo di Natale più grande che potessi ricevere.

Però, non posso fare a meno di riflettere sulle motivazioni che lo hanno spinto a rinunciare alle sue cure, che evidentemente non hanno niente a che fare con la volontà di farsi del male, o al credere che non fossero utili, anzi, penso invece che nascano dal solo desiderio di sentirsi padrone della propria vita e delle proprie scelte.

Ma secondo voi, questa è la vera libertà? Fare ciò che vogliamo anche se sappiamo che può danneggiare noi o gli altri e l’unico modo per sentirsi liberi? Io sono convinto di no, ma spero che la storia di Claudio possa farci riflettere.
 

Max Laudadio
NP gennaio 2025

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