Le nuove povertà
Pubblicato il 01-10-2024
Passata la pandemia che ha inghiottito soldi e vite, restano insieme a milioni di mascherine inutilizzate ma pagate profumatamente le ferite e tantissime fragilità. Ci vorranno anni per lenirle. Sono tante, vecchie e nuove. Colpiscono dentro e fuori, inquinano la vita e, a volte, anche l’anima.
Che dire della “povertà scolastica”! Nelle classi si paga tutto, ormai, salvo i locali e gli insegnanti: dal pre al post scuola, alle attività collaterali.
Si riducono gli istituti comprensivi; diminuiscono gli insegnanti; aumentano i servizi appaltati, per il minor costo, alle cooperative. Il risultato è una scuola più povera e una assistenza ridotta al lumicino.
Meno male che, dopo anni di sonnolenza, stanno riaprendo gli oratori nei quali i ragazzi con i genitori che lavorano trovano lo spazio per un pranzo, una merenda, i compiti, i giochi. Dove non ci sono, si fatica anche perché la pandemia ha decimato il popolo dei capelli bianchi e colpito al cuore il welfare dei nonni.
Non parliamo delle fragilità che ci toccano “dentro”: i casi aumentano e non solo tra i giovani, i repartini sono pieni, gli ansiolitici si vendono a go-go. Poi c’è la “povertà di figli”. L’Italia guida, ormai da anni, la pattuglia delle nazioni europee “a crescita zero”. Nascono sempre meno bambini e anche in questo caso la pandemia ha messo il suo zampino: negli asili-nido ci sono lunghe code, primo perché ce ne sono pochi, per colpa delle ridotte risorse, secondo perché sono cari. Lo Stato non garantisce un sostegno sufficiente perché, dopo i milioni spesi per il Covid, scarseggiano i soldi. E, per finire, lo spauracchio epidemie ha ucciso in molti i sogni di un futuro. La “povertà del lavoro” è semplicemente aumentata. È vero, l’occupazione è cresciuta ma, troppo spesso, è a tempo determinato, malpagata, incerta. E così, dentro molti di noi, lievitano i timori per un cielo incerto. Si moltiplica infatti la “povertà di pace”: guerre in Europa con l’aggressione russa all’Ucraina, guerre nella Terrasanta, guerre in tutto il mondo e sempre più alla porta di casa.
Galoppa l’inflazione che – dicono – stia rallentando, ma intanto, avendo sfiorato la crescita a due cifre, ha fatto esplodere tutti i prezzi sulla tavola e fuori, rendendo realmente più povere di possibilità tutte le famiglie. Gli stipendi sono bloccati, salvo quelli a volte eticamente ingiusti dei super manager. La pandemia ha frenato, in alcuni casi cancellato, la voglia di tendere una mano. Sono a rischio, per la fuga nel privato, anche solidarietà. Una deriva che va evitata e lo sarà. Per finire ecco “la povertà di dialogo”: il Covid ha distrutto le relazioni sociali, cancellato incontri, azzoppato i confronti con gli altri. Ora, ci sono ancora troppi silenzi nelle coppie, nelle case, nella società e… troppo poco silenzio per cogliere e coltivare il confronto, la fede, la speranza.
Ci sono purtroppo più poveri in assoluto, oltre 5 milioni, cento milioni in più nel mondo. E tante voci della società hanno un “meno”: meno inclusione e più fragilità. È rimasta dentro, per fortuna, la voglia di riprendere un cammino insieme, ma il percorso va coltivato, implementato, costruito perché trovi la forza e il respiro di una volta. Ci voleva il “giubileo della speranza”.
Gian Mario Ricciardi
NP giugno / luglio 2024