Le cose ultime - I novissimi
Pubblicato il 30-04-2025
da Progetto (ora NP) marzo 1994
Solo in Paradiso scopriremo tutte le connessioni, tutti i canali in cui la Grazia scorreva attraverso il "metabolismo" di noi tutti, piccole cellule di quel grande corpo che è la Chiesa.... Chi parla è padre Mario Airoldi,(foto) oblato diocesano dei santi Gaudenzio e Carlo, in servizio presso il santuario di Boca (NO), tornato alla Vita il 23 gennaio del 2024. Molti cercavano in padre Mario qualcuno a cui aprire il proprio cuore, conoscendo la sua ‘arte dell’ascolto’, per accogliere una risposta preziosa nell’orientare il cammino della vita. La nostra fraternità negli anni ha raccolto i suoi insegnamenti in alcuni ritiri che ci ha dedicato. Nel 2025 la rubrica “Maestri” è dedicata a lui.
Secondo un’antica terminologia, per Novissimi s’intendono le cose ultime. È fondamentale per ciascuno di noi, per ogni uomo, sapere da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo.
Da dove veniamo, cioè la protologia, il mistero degli inizi, del principio. Chi siamo, ossia l’antropologia cristiana, che è essenzialmente redenzione: noi infatti siamo creature venute da Dio, abbiamo una vocazione divina poiché Cristo si è fatto carne e noi siamo una cosa sola con lui, primo e vero Adamo, prototipo della nostra umanità. Dove andiamo, cioè il compimento della redenzione che Dio è venuto a portarci.
Se non avvertissimo l’urgenza di annunciare la speranza (una speranza che oltrepassa ogni attesa di compimento e che troverà pienezza solo nel Signore, nei cieli nuovi e nella terra nuova), rischieremmo di confondere l’annuncio cristiano con tanti umanesimi che ci circondano o, ancora, con un certo deismo o teismo.
Noi però crediamo in Gesù Cristo, il Dio fatto uomo entrato nella nostra storia che ci incorpora tutti in sé per farci con-risorgere con lui, con-sepolti nella sua morte per essere con lui nella pienezza della vita del padre quando «l’ultimo nemico, la morte, sarà annientato e Dio sarà tutto in tutti». (cfr. Rom 6, 4-9; 1 Cor 15, 26-28).
Se non siamo consapevoli della centralità di Cristo – che è la speranza ultima – rischiamo di trasformare il cristianesimo in una delle tante religioni teistiche oppure in un nobile umanesimo, in un sociologismo che non ci porta alla beata speranza.
Questo non ci esime dall’impegno sociale; l’Incarnazione infatti spinge i cristiani più di tutti a un impegno sempre maggiore, poiché Cristo è un Dio che si è fatto carne della nostra carne e osso delle nostre ossa, è un Dio solidale, un Dio che si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio, perché si senta chiamato a giungere alla pienezza che ci viene data dal Signore Gesù. Cristo è il fondamento del nostro impegno sociale, è l’oltre che si immerge nella solidarietà umana, la trascende e la porta a compimento.
p. Mario Airoldi
A cura della redazione
NP gennaio 2025