La scelta della fraternità

Pubblicato il 02-05-2025

di Corrado Avagnina

Alla fine del XVIII secolo il filosofo Immanuel Kant scriveva: “Ogni interesse della mia ragione… si concentra nelle tre domande seguenti. Che cosa posso sapere? Che cosa devo fare? Che cosa posso sperare?”. Forse la fraternità è una prima, decisiva, pratica risposta. In ogni caso, oggi ne abbiamo più che mai bisogno». Così si chiude il recente volume di Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, intitolato semplicemente Fraternità (edito da Einaudi), con prefazione di papa Francesco.

E – dopo pagine intense, lucide e penetranti – lo stesso Enzo Bianchi si ritrova a mettere in campo ciò che è decisivo e urgente oggi, sotto chiari di luna che sono oscurati dal peggio della disumanità in atto, tra guerre, divisioni, ingiustizie, diseguaglianze, razzismi, violenze… e via via affondando sotto cieli cupi che promettono poco di buono. Seguendo il filosofo che si interrogava spassionatamente sui passi da compiere, da fare, subito, ecco intravedersi con urgenza la scelta coraggiosa e coerente della fraternità appunto. Dentro la quale sperare con consapevolezza, condividere per sperare, sapere per non sbagliare rotta. Già, viviamo stagioni umane in cui sale forte e subdola l’indifferenza, come se esistesse un unico orizzonte ristretto in cui rifugiarsi, quello dei propri interessi, delle proprie avidità, delle proprie pretese; per evitare di incrociare i passi dell’altro che invece è davanti a noi ed in mezzo a noi cercando spazi, attenzioni, accoglienza, rispetto, condivisione. Si disegnano davanti vicoli ciechi che sono imboccati da tanti e che purtroppo attirano.

Siamo nelle prime settimane di un nuovo anno, che per i credenti è anno giubilare, in cui far largo alla speranza di un tempo nuovo dentro e fuori di noi. Riconoscendo il bisogno di una sosta, anzi di un passo in avanti, per dare luce meno fragile al nostro tempo. «Dobbiamo riconoscere che la fraternità rimane la promessa mancata della modernità… Il respiro universale della fraternità che cresce nel reciproco affidamento appare molto indebolito. La forza della fraternità è la nuova frontiera del cristianesimo»: queste parole di papa Francesco sono “provocate” da un clima poco incoraggiante che si respira, chiamando le cose col proprio nome, anche se sconfortante.

Eppure la fraternità è nel cuore di Dio che ci pensa così, legati gli uni agli altri in una libertà e dignità che sanno di grandezza unica. Eppure, purtroppo, si è in grado di infrangere questo dono di Dio del “riconoscersi fratelli”. Si può rovinare tutto. E tristemente avviene! Ma si può anche ricominciare altrimenti. Iniziando a giocare, nelle piccole cose, la carta di una fraternità possibile, reale, concreta. Magari aiutando d’attorno a pensarla con una lucidità che spesso si perde nei discorsi pesanti che ci avviluppano, da più parti.


Corrado Avagnina
NP Febbraio '25

 

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