La nuova vita

Pubblicato il 20-05-2020

di Sandro Calvani

Dall'Asia una lezione educativa che pensa al domani.

 

«Abbiamo tutti due vite. La seconda comincia quando ci accorgiamo che si vive una volta sola». Nel 2010, lessi questa citazione in coreano scolpita nel piedistallo di una statua di Confucio all’ingresso di un liceo di Seoul, capitale della Corea del Sud. Kathy Tae Lee, una collega coreana, aveva insistito perché io arrivassi un giorno prima della missione ufficiale per il G20. Ci teneva molto che io visitassi il liceo dove lei aveva studiato e che io parlassi delle politiche di educazione alla pace a livello internazionale a un’assemblea di studenti, una generazione più giovani di lei. Un desiderio davvero fuori dal comune; non mi era mai capitato prima nelle missioni ufficiali ONU e non mi capitòmai più nella mia carriera.  

 

Mostrandomi la citazione sotto la statua, Kathy mi spiegò che gli insegnamenti del filosofo cinese Confucio (morto 2501 anni fa) hanno avuto una profonda influenza sulla Corea del Sud, tanto che la nazione viene detta la società più confuciana al mondo. Ancora oggi l'enfasi sulla famiglia, il miglioramento personale e il rispetto per l'età e l'autorità continuano ad avere un ruolo importante nella vita coreana. Da decenni l’educazione alla pace a partire da se stessi rimane un obiettivo al centro delle riforme educative in profondità, che portano avanti anche altri paesi dove il pensiero confuciano continua ad avere una forte influenza, per esempio a Hong Kong, Singapore, Giappone, Taiwan. Le continue riforme nei sistemi educativi dell'Asia orientale, all’incirca ogni dieci anni, sono spinte dalla consapevolezza di cambiamenti rapidi e fondamentali. Essi sono spesso impliciti nei documenti di riforma, ma la convinzione comune è che l'educazione sia il principale investimento per il futuro di quelle nazioni. Globalizzazione, trasformazione dell'economia, progressi tecnologici, disuguaglianza sociale, differenza generazionale, la vicina Cina in crescita, nuove sfide della salute pubblica, sono tutti fenomeni che contribuiscono a un futuro instabile, incerto, complesso e ambiguo. E le cronache di questi mesi hanno dimostrato l’ordine di grandezza enorme di queste trasformazioni.  

 

Ma le riforme educative asiatiche non sono state pensate per risolvere i problemi di oggi. Esse puntano invece a formare persone più resilienti e creative, quindi capaci di affrontare i problemi delle società di domani. Cominciano con la comprensione dei cambiamenti in atto nella società e sviluppano nuove capacità per il futuro. In questo modo, le riforme assumono un "modello aspirazionale" di rigenerazione delle persone. Ogni riforma educativa nei cinque paesi ha scelto pochi obiettivi prioritari[1]. A Hong Kong: creare persone qualificate per una nuova era, in modo che possano prosperare, essere leader del cambiamento in una società che è variabile, inquieta, inter-dipendente e a volte confusa. In Giappone: creare persone con una grande prodezza intellettuale, morale (di valori personali) e fisica. In Sud-Corea: creare persone indipendenti, con una propria identità, persone ingegnose che creino nuovo benessere con nuove idee; persone che apprezzano e sviluppano le culture, a partire dall'alfabetizzazione culturale e valori pluralistici; cittadini democratici che interagiscono con il mondo con un senso di comunità, insieme ad altri nello spirito di cura e condivisione dei beni comuni. A Taiwan: creare persone ricche di spontaneità, interazione, rispetto del bene comune. 

 

Alla fine della mia visita al suo liceo, Kathy mi mostrò un’altro insegnamento di Confucio, sul retro del piedistallo della statua, rivolto dunque agli studenti in uscita dal liceo: «Se pensi al prossimo anno pianta un seme, se pensi ai prossimi dieci anni pianta una foresta, se pensi ai prossimi cento anni, educa la gente».

 

[1] Fonte: Kai-ming Cheng, Advancing 21st Century Competencies, University of Hong Kong, Feb. 2017 © Asia Society

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