La natura ha le sue leggi

Pubblicato il 09-09-2025

di Carlo Degiacomi

Salviamo il Green New Deal europeo. Oggi verrebbe da dire che la differenza stia tra chi è conservatore e chi è progressista o innovatore. Le posizioni su alcuni punti relativi all’ambiente sfumano spesso tra chi appartiene a una certa destra o a una certa sinistra politica. Diventano “populismo ambientale” in entrambi i casi. Su altri rimane (per ora) la differenza. Primo ragionamento. Semplifichiamo con alcuni esempi dove non vi sono differenze sostanziali.

C’è chi sostiene che le emissioni di gas serra in Italia sono tra lo 0,7 e lo 0,9% di quelle mondiali. Essendo ben poca cosa, non è pertanto giustificato il nostro impegno per una transizione ecologica che riduca il peso delle fonti fossili. Invece è il contrario: l’Italia è il Paese più colpito da eventi estremi e da dipendenza energetica. Per espandere aziende e lavoro, l’Italia dovrebbe interessarsi maggiormente a sviluppare tecnologie in ogni campo verde, già esistenti e in via di scoperta e progettazione.

C’è chi sostiene che l’installazione delle pale eoliche possono essere tralasciate dalle Regioni. Discorso simile per i pannelli solari: sono già troppi. Invece bisogna diffondere il più possibile le installazioni specie nelle zone idonee, con criteri ampi: per coprire tetti di capannoni, parcheggi, aree industriali. Anche con pannelli sopraelevati da terra, con coltivazioni e prati sotto, in zone agricole. È possibile immaginare nuovi modelli di territorio: l’energia ad alto costo è già oggi un elemento di penalizzazione per le imprese e le famiglie.

C’è chi sostiene che le auto elettriche non devono essere “imposte” (?!) a tutti. Di conseguenza gli obiettivi fissati sono da rinviare e poi si vedrà. Invece bisogna arrivare a una modifica vera, di sistema, per settori come la mobilità, perché richiede tempi di applicazione lunghi, che è sciocco pensare solo di allungarli. Si può allentare solo se è diffusa la consapevolezza che sono ormai inevitabili. Non si costruisce il futuro prossimo, solo puntando i piedi.

C’è chi sostiene, ignorando lo sconquasso generato dalle scelte trumpiane sull’ambiente, che bisogna scagliarsi contro l’Europa e le sue scelte: soprattutto ignora che sono motivate, attente, finanziate anche per ridurne l’impatto sociale (vedi il Fondo Sociale). Senza Europa non avremmo: fondi erogati in agricoltura per la fertilità dei suoli, per difenderla dagli inquinamenti; difesa dei consumatori dai cibi dannosi alla salute e all’ambiente, con la riduzione e sostituzione di pesticidi e di fertilizzanti; rigenerazione di edifici e parti delle città; sostegno all’economia circolare, che da anni si sta affermando con nuovo lavoro. Insomma, ogni aspetto del Green Deal (azioni e scelte per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050) viene rifiutato.

C’è chi sostiene che gli obiettivi del Green New Deal portano troppe novità e creano disorientamento e ansia nelle persone. Invece, scartate le false argomentazioni dei catastrofisti, bisogna anche superare l’impreparazione delle persone di fronte a scelte di una società che non può tornare indietro. Per evitare l’inquietudine bisogna non cadere in balia dei social e delle bordate conservatrici: piuttosto riappropriarci di un positivo e corretto rapporto tra natura e uomo nella modernità. Al contrario la sicurezza è fatta di correzioni di stili di vita, di sostenibilità di ogni azione, di cambiamenti positivi.

E arriviamo così al secondo ragionamento. Il tentativo pesante di collegare una visione conservatrice dell’ambiente con il rifiuto dell’accoglienza. Da una frase di Marine Le Pen: «Sono le popolazioni unite da un’antica presenza sul territorio che possono rivendicare la complicità con la natura (…) che le migrazioni di massa e la modernità distruggono in maniera irreversibile». L’obiettivo è diffondere la credenza che bisogna bloccare le frontiere all’immigrazione perché gli immigrati sono anche «vandali dell’ambiente», un pericolo locale e nazionale (in realtà solo grazie a loro – oltre all’apporto di nuove tecnologie – riusciamo a lavorare la terra!). Non c’è nulla di vero in questo. Il conservatorismo verniciato di “verde” si basa anche su due presupposti, a suo dire, “ecologici”: a) la comunità locale può essere luogo privilegiato della difesa dell’ambiente, solo perché formata da persone nate nel posto e bianche; b) le politiche sovranazionali (come il Green Deal) sarebbero un’indebita ingerenza sui territori.

Insomma: l’effimera difesa del “proprio orto”, disinteressati dei fenomeni generali e questioni cruciali che solo un rapporto sano e attento con la scienza può affrontare positivamente.


NP Maggio 2025
Carlo Degiacomi

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