La montagna di Walter

Pubblicato il 09-03-2022

di Renzo Agasso

Domandarono a Walter Bonatti, l'alpinista-esploratore più straordinario del secolo ventesimo: «Lei è credente?». Risposta: «In un certo senso lo sono». «Cioè, lei vede Dio in ogni cosa?». «Io vedo certamente l'esistenza di una ragione superiore che ci governa, ma la sua dimensione è cosmica. Riconosco anche l'immensa saggezza dei Sommi di ogni religione cui dobbiamo riferirci».
Non è chiaro se Walter Bonatti credesse in Dio. Ma la sua vita – conclusa dieci anni fa, con la scalata al cielo, devastato dalla malattia – è stata tutta rivolta in alto. Sulle cime conquistate, nel biancore della neve, nel cielo terso di un blu che ferisce gli occhi, è sempre stato felice, immensamente felice. Dimentico delle fatiche della salita, del sudore, del freddo, del ghiaccio, della tempesta, della morte propria – sempre sfuggita – e altrui. La montagna è severa, ostile, nemica, ad affrontarla con superiorità e superficialità, diceva. Lui l'amava, la rispettava, la temeva. Perciò è riuscito tante volta a domarla, vincerla, conquistarla.

Amore, rispetto e timore mostrati anche nelle esplorazioni dei luoghi più impervi, tra tribù remote e sconosciute, animali misteriosi, climi tropicali e polari. Che narrava in splendidi reportages sul settimanale Epoca, in numerosissimi libri, interviste, conferenze.
Gli occhi limpidi, la chioma candida, le mani segnate da corde chiodi rocce hanno mostrato la bellezza, l'unicità, la fragilità del creato. Cantore della natura e, in particolare, difensore della montagna. Disse un giorno che «inquinamento non è solo gettare scatolette per via. È anche portare masse di turisti superficiali a contatto con popolazioni cosiddette primitive, creando squilibri devastanti che finiscono per ripercuotersi in profondità. Abbiamo sotto gli occhi un mondo, una situazione, che non può essere guarita con un cerotto. Bisogna risalire alla radice, alla base dei problemi. Qui si gioca un fondamentale problema personale, quello della responsabilità individuale». Pensieri e parole dell'anno 1979. Quarantadue prima dell'incontro di Glasgow sulla salvezza del mondo.

Domanda: «Lei considera la terra grande o piccola?». Risposta: «Piccola per la distruzione che se ne sta facendo, ma grande perché al di là dei luoghi comuni c'è tutto da scoprire. Non intendo però la scoperta tradizionale, ma la esplorazione introspettiva. La terra siamo noi».
Sulla montagna Walter Bonatti cercava se stesso. La sua coscienza. Il suo cuore. E – chissà – anche Dio.


Renzo Agasso
NP dicembre 2021

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