La madre straniera

Pubblicato il 15-02-2023

di Anna Maria Del Prete

Gesù è uscito dalla Galilea, è in territorio straniero nella zona di Tiro e Sidone, città famose per la loro idolatria: si praticavano riti orgiastici della fertilità ai Baal e alle Ashere. Avrebbe voluto restare in incognito, ma «una donna greca di origine siro-fenicia […] appena lo seppe andò e si gettò ai suoi piedi, pregandolo di guarire la figlioletta posseduta da uno spirito immondo».

Solo un profondo amore materno poteva suscitare tanta fiducia in quel cuore. Inizialmente Gesù la ignora e non le rivolge neppure una parola. Ma lei grida più forte, allora intervengono i discepoli e lo esortano ad ascoltarla affinché smetta di importunarli. La donna non demorde e Gesù le risponde citando un principio della tradizione: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini». Con queste parole non ha inteso solo rifiutarle il suo aiuto, ma le ha dichiarato che non è sua figlia, come tutto il popolo al quale appartiene, popolo che ha preferito gli idoli alla paternità divina. Inoltre, seppure con tenerezza, l’ha definita cane, animale da loro disprezzato.

Strana questa durezza di Gesù: forse l’evangelista vuole sottolineare la profonda umanità di Gesù, turbato dal comportamento idolatrico dei pagani di quella regione, o forse è una trovata letteraria per sottolineare che Gesù ha portato la salvezza anche ai pagani, che si avvicinano a lui, come quella donna che, pervasa dalla fiducia nel Maestro, accetta umilmente la sua verità e, senza lasciare spazio all’orgoglio, con cuore libero, interamente proiettato verso di lui, replica ricordandogli che la salvezza è per tutte le genti: «È vero, Signore, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Quanta fede in questa risposta! Una fede che, passando oltre l’apparente durezza delle parole, vi coglie la tristezza per il rifiuto della salvezza di tutti coloro che preferiscono gli idoli.

Possiamo dire che la donna ha ingaggiato una lotta con il Signore, come Giacobbe (Gen 32,25-32). Un gioco d’ amore che ha vinto con la fede. Il suo desiderio è diventato comando per Dio perché ella crede, vuole e non è venuta meno davanti alle difficoltà. E Gesù commosso da quel cuore totalmente aperto a lui, in umiltà e certezza, le dichiara: «Donna davvero grande è la tua fede!». Una fede che gli ha fatto cambiare atteggiamento, potremmo quasi dire che lo ha convertito facendogli dire: «Ti sia fatto come desideri». Così papa Francesco: «L’apparente distacco di Gesù non scoraggia questa madre che insiste nella sua invocazione. La sua forza interiore, che le permette di superare ogni ostacolo, va ricercata nel suo amore materno e nella fiducia che Gesù può esaudire la sua richiesta. La forza delle donne le rende capaci di cose grandi. Possiamo dire che è l’amore a muovere la fede e la fede diventa il premio dell’amore. Una fede perseverante le consente di non scoraggiarsi neanche di fronte al suo iniziale rifiuto» (Angelus del 20 agosto 2017).


Anna Maria Del Prete
Np novembre 2022

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