La Madre del gioco
Pubblicato il 19-05-2019
di Chiara Dal Corso - Dire che le icone sono “tristi” è un giudizio un po’ superficiale. Possono piacere o non piacere, ma è bene sapere che nascondono un pensiero spirituale, una sapienza che forse non si sposa più tanto con i gusti estetici di oggi. Sì è vero, sembrano immagini “di un altro mondo”, eppure proprio per questo le trovo estremamente affascinanti.
La loro caratteristica principale è che non si preoccupano del “gusto” di chi le osserva, anzi quasi sfidano il suo senso di “piacere” come a dirgli: se vuoi capire quello che ti sto dicendo devi mettere da parte il tuo “piacere” e aprire gli occhi e il cuore per cercare di comprendere, allora avrai quell’atteggiamento di silenzio, attesa, umiltà di chi riconosce di essere davanti a qualcosa che non può immediatamente afferrare, comprendere, gustare… e poi dimenticare, in tutta velocità, come tante cose che viviamo oggi. Per comprendere un’icona ci vuole un po’ di tempo, un po’ di silenzio, un po’ di cuore in attesa e uno sguardo che va oltre l’immagine…
Allora un’icona come questa, dettaglio della Madre di Dio “del gioco” – come viene chiamata – all’improvviso parlerà al nostro cuore, parlerà con il silenzio addolorato di una madre che mentre abbraccia il figlio intuisce che non da tutti sarà amato, non da tutti sarà capito e che soffrirà molto a causa degli uomini. Gli occhi di questa madre, che è madre anche nostra, ci faranno intuire il mistero di un Amore che continua ad amare, che continua a donare amore anche oggi, anche ora, a questo mondo così sofferente, così in guerra, così ingiusto in certe cose. Come può una madre che ama davvero non essere in apprensione per i suoi fi gli in pericolo? Come possiamo pretendere che sia “sorridente e spensierata” per poi inconsciamente accusare il Cielo di non interessarsi di noi?
Ascoltiamo questa immagine, ascoltiamo questo sguardo e affidiamogli le nostre vite, quello che abbiamo più forte nel cuore.
E il Bambino? Perché quella posizione così innaturale? Un gioco? Di nuovo l’indicazione per qualcos’altro. Nella fi gura intera il corpo del bimbo è inarcato all’indietro, come i bambini alle volte fanno, quasi a “sfuggire” dall’abbraccio di chi li tiene, ma qui il significato è diverso.
Nelle icone c’è tutta la storia della salvezza, c’è la nascita ma anche la passione, c’è la morte e la resurrezione di Gesù… e allora diventa semplice capire che quello è un corpo inarcato di dolore, è la posizione che ha in alcune icone della deposizione dalla croce. Un richiamo evidente al momento della tortura (la flagellazione e la crocifissione) che Gesù ha affrontato, rinforzato anche dalle gambe scoperte e i piedi nudi. La tenerezza del suo volto unito a quello della Madre, la carezza che le fa con la manina, ci dicono che anche in questa tensione di dolore profondissimo, non solo fisico, egli ci assicura il suo amore tenero, un amore stravolto, “a testa in giù”, un amore soprannaturale e purissimo che viene dal cielo. Ci assicura, proprio nella sua sofferenza più grande la possibilità di una grande consolazione, per chiunque lo voglia amare, accogliere, tra le braccia, nel suo cuore, nella sua vita, come la Madre ha fatto.
Chiara Dal Corso
UOVA E COLORI
Rubrica di NUOVO PROGETTO