"La guerra, fa schifo"
Pubblicato il 17-12-2024
Dall’oscurità polverosa di un’antica biblioteca riemerge un nome – Valdo Fusi – riemerge un libro – Fiori rossi al Martinetto – che narrano una storia sepolta dall’oblio, pagina gloriosa di resistenza priva di retorica e densa di memoria partecipe..
Valdo Fusi (1911-1975), avvocato presso il tribunale di Torino, iscritto all’Azione Cattolica, partigiano e nel dopoguerra politico e deputato democristiano, parla nel suo scritto dei fatti legati al Processo di Torino dell’aprile 1944. I capi della nascente resistenza piemontese vengono arrestati presso il Duomo.
La domenica delle Palme – 2 aprile – inizia un rapido giudizio, insistentemente voluto da Benito Mussolini in persona, in cerca di legittimazione per la sua Repubblica Sociale. Alle prime ore del 5 aprile, otto dei partigiani catturati vengono fucilati al poligono di tiro del Martinetto: Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone, Massimo Montano, Giuseppe Perotti. Valdo Fusi – tra gli arrestati – è assolto per insufficienza di prove. Fiori rossi al Martinetto è il diario di un sopravvissuto, la memoria del superstite uscito indenne dalla tempesta che sente il dovere morale di conservare e trasmettere una pagina gloriosa ed eroica di resistenza all’orrore.
Valdo Fusi ne narra con partecipazione affettuosa, con sentimenti di umana e cristiana pietà, senza mai indulgere all’enfasi retorica. Alessandro Galante Garrone – altro resistente di gran lignaggio, laico di Giustizia e Libertà – scriverà: «Non conosco altre pagine così semplici e volutamente dimesse, un racconto così limpido nella sua tenuità. Valdo Fusi sembra quasi non volersi prendere troppo sul serio, e farci sorridere, all’inizio, del suo un po’ caotico e sgomento apprentissage partigiano». E ancora aggiunge: «Su tutto e su tutti il mite e buon Fusi – quest’uomo di una festosa giovialità di spirito, che serba ancor oggi quell’aria di mattacchione gaudente, così rara a trovarsi, il caro amico mi perdoni, fra i suoi compagni di partito! – stende come un velo di ottimistica, cristiana pietà».
Valdo Fusi è un uomo buono, mite, limpidamente cristiano.
Non sfuggirà al dovere di combattere l’oppressione, né a quello di ricostruire l’Italia o ciò che ne rimane.
Da cattolico e da uomo di legge, da antieroe amante della pace. Dice un giorno a Duccio Galimberti: «La guerra, che schifo».
Renzo Agasso
NP ottobre 2024