La guerra e i social

Pubblicato il 21-09-2022

di Michelangelo Dotta

Come era purtroppo fin troppo prevedibile, i combattimenti in Ucraina continuano a tutt’oggi, sempre più cruenti, distruttivi e incancreniti da entrambe le parti.
Si percepisce quasi la sensazione che si sia persa la volontà di cercare una soluzione al conflitto e che si vada avanti per inerzia in uno stillicidio di morte e di morti da sventolare in faccia all’Occidente.
È sempre più evidente che la macchina mediatica di Putin da una parte e di Zelensky dall’altra, amplificata dalla grancassa americana ed europea a traino, è diventata il vero ago della bilancia di questa strana guerra mantenuta in essere per ridisegnare la mappa degli equilibri mondiali tra le nuove e le vecchie superpotenze, i nuovi e i vecchi interessi economici, e i vecchi e i nuovi poveri del pianeta.

Guerra di propaganda dunque, dove esistono semplicisticamente solo i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, dove non sono permessi i dubbi, dove l’informazione è annegata dalle opinioni ed esiste soltanto un pensiero dominante; chi non si adegua fedelmente viene tacciato come amico di Putin. Accanto a un ristretto numero di inviati sul campo, giovani giornalisti coraggiosi che si muovono senza alcuna copertura e documentano la distruzione dei bombardamenti e degli attacchi missilistici, sulle maggiori emittenti italiane fa da contrappunto una pletora di “esperti” che a vario titolo, comodamente seduti in poltrona, commentano e sentenziano su tutto lo scibile umano creando ulteriore confusione e ansia nell’opinione pubblica e promuovendo indirettamente un massiccio appoggio alla corsa al riarmo. Il teatrino della politica da talk show televisivo ha fatto scuola, e per la maggior parte delle testate italiane è molto più importante fare spettacolo che vera informazione. Le immagini “pescate” ad arte dalla rete, le verità a senso unico e le fonti considerate “autorevoli” ma non verificate, sono alla base della narrazione di questa guerra e, giorno dopo giorno, contribuiscono ad annacquare nell’opinione pubblica il senso profondo e la portata di questa tragedia umana. È un rischio grande quello che questa trattazione televisiva mette in campo, il rischio dell’assuefazione, della noia e in ultimo dell’oblio, il maggior nemico della pace. Trasformare l’orrore delle immagini in un semplice quanto efficace fondale che fa risplendere la ribalta e i suoi protagonisti sotto i riflettori è davvero un rischio che ci possiamo permettere?


Michelangelo Dotta
NP maggio 2022

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