La danza di Sabiha

Pubblicato il 11-02-2023

di Simona Pagani

Con Sabiha ci siamo incontrate la prima volta un pomeriggio di luglio. Lei, il marito e quattro figli, accompagnati da un connazionale curdo, si presentano al Sermig chiedendo ospitalità.
Arrivano dalla Germania dove la loro domanda di asilo è stata respinta.
Ora cercano un altro Paese dove poter ricominciare. Sono stati in Questura ma l’appuntamento è per metà ottobre. In Prefettura, dove si sono recati per richiedere accoglienza, hanno detto loro che, al momento, non c’è posto per un nucleo così numeroso.

Hanno il volto stanco, i vestiti sporchi: stanno dormendo fuori da diversi giorni e non sanno come arrivare a ottobre. Sabiha è una donna giovane, veste abiti tradizionali, porta un velo che le copre il capo e che lascia vedere solo il viso. Offriamo accoglienza, a Sabiha e figli in accoglienza femminile, al marito in dormitorio maschile.
Sabiha sembra sollevata, ma i primi giorni sono davvero difficili: senza il marito accanto e in mezzo a tanti estranei si sente persa. Passa le giornate a piangere. Vede solo problemi, non sa come gestire da sola i figli.
È diffidente verso tutti, tiene a distanza, non vuole che i suoi figli stiano a contatto con le altre ospiti, troppo diverse per colore di pelle, cultura, religione.

Ma la vita non ha fretta, ti accoglie così come sei e poi, attraverso la quotidianità, ti viene a prendere per mano e ti accompagna a fare passi che mai avresti pensato. Così è avvenuto per Sabiha. I giorni che passano in spazi e tempi condivisi, la gentilezza, il rispetto iniziano a fare breccia, ad aprire spiragli inaspettati e sorprendenti.
Con il suo passo e i suoi tempi, Sabiha smette di difendersi dagli altri e inizia ad aprirsi.

Le idee e le convinzioni restano indietro e la rincorrono affannosamente, ma Sabiha sta prendendo il largo. Una ventina di giorni dal suo ingresso, in una tiepida serata di agosto, avvicinandomi all'accoglienza scorgo in lontananza le ospiti sedute insieme, mi raggiungono la musica e le risate.
Mi avvicino e con stupore trovo Sabiha che, davanti ai suoi due figli adolescenti, danza in giardino insieme ad altre donne come lei, ma nigeriane, ivoriane, peruviane, egiziane, albanesi e georgiane, con una complicità tutta femminile. Il ballo libero di Sabiha mi racconta ancora una volta che la Vita ha una forza creativa sorprendente e che, se impariamo a lasciarle un po' più di spazio, senza barricarci dietro le nostre idee o convinzioni, possiamo correre il serio rischio di ritrovarci a essere persone migliori.
 

Simona Pagani
NP Novembre 2023

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