L'inutile superfluo

Pubblicato il 07-06-2025

di Cesare Falletti

Un giorno Gesù ha detto che se vogliamo la vita che lui ci dà e se vogliamo metterci al suo seguito dobbiamo saper ben calcolare quali sono le nostre forze e come possiamo partire al combattimento contro le tentazioni, contro tutto ciò che ci distoglie dal proposito di vivere una vita che ne valga la pena.
Non dice questo proponendoci di accumulare forze, di cercare delle garanzie di successo o di cercare potenti alleati; al contrario, ci suggerisce di spogliarci il più possibile di ricchezze che non sono utili, di possessi che ci imbarazzano nel cammino, di legami che ci ancorano ad un pezzetto di terra, togliendoci la libertà della corsa e della lotta necessaria per il combattimento contro tutto ciò che ci porta lontano dalla meta desiderata.
L’esempio di Davide che, ragazzino, si presenta per combattere il gigante Golia, e per questo viene rivestito di un’armatura degna di apparenti grandi combattimenti, ma che rifiuta tutto per essere più libero e sorprendere il nemico con velocità, ci insegna molto per il nostro cammino spirituale e umano.
Il Vangelo ci insegna, infatti, in tutte le sue pagine, a cercare questa libertà dalle cose apparentemente potenti e sicure, per trovare piuttosto nella diminuzione la forza per essere noi stessi e per essere discepoli del Signore, il vero maestro. E per combattere con la fiducia.

Non è questione di rinunciare a ciò che ci è davvero utile, ma di vincere l’ansia dell’avere, che ci illude, facendoci credere che, avendo molto, siamo più protetti. Forse nello sguardo del mondo questo è vero, ma nello sguardo di Dio sono i piccoli, i deboli che vincono le vere battaglie: quelle contro il male che continua ad insidiarci.

Noi sappiamo guardare il mondo, ne vediamo le piaghe, le povertà, le ferite profonde, ma in genere non sappiamo trarne un vero insegnamento; ci limitiamo ad emettere giudizi, forse a implicarci in solidarietà, ma non sempre ne traiamo un insegnamento per la nostra vita. Le parabole di Gesù invece vogliono condurci a imparare a leggere nella storia degli uomini il cammino che Dio traccia per incontrarci e donarci la sua vita. Ci sembra di aver bisogno del “nuovo”, ma alla fine non sappiamo cosa farcene, perché presto ne conosciamo l’inutilità. Dovremmo anche conoscerne la dannosità, perché nel ricercare cose inutili entriamo nel cerchio del bisogno di liberarci da tali beni apparenti e riempiamo il mondo di “immondizia”.
Solo l’essenziale fa vivere, il resto ci trascina nelle braccia del sonno, del decadimento, della morte. Ci basta dover fare un minimo trasloco per scoprire con sgomento di quante cose inutili credevamo di aver bisogno e che sono state assorbite nel dimenticatoio.

Tutto questo ci porta a riflettere su quanto l’ansia dell’avere ci toglie la libertà, invece di darcela e, se facciamo attenzione, scopriamo che ogni volta che ci disfiamo di qualcosa tenuta come preziosa in un qualsiasi angolo, sentiamo in noi il respiro della libertà.

Non tutto il mondo vive nello spreco; forse solo una piccola parte di esso, ma abbiamo una grande responsabilità, perché nello spreco noi danneggiamo i nostri fratelli. Se usciamo dai nostri giri e mettiamo piede in società diverse da noi, è sperabile che ci venga un rossore di vergogna per come viviamo e per come trattiamo i beni di questa terra. Non solo quelli di importanza primaria, ma anche un giocattolo che buttiamo può porci l’interrogativo: perché butti? Per averne uno nuovo? E che senso ha? Queste domande devono rimanere in noi. Ci salveranno.
 

Cesare Falletti
NP febbraio 2025

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