L'ignobile guerra

Pubblicato il 22-02-2025

di Fabrizio Floris

Andy Rocchelli è un giornalista fotoreporter italiano del collettivo fotografico “Cesura” ucciso in Ucraina il 24 maggio 2014 a Slov'jans'k. La sua storia si è un po’ persa perché è difficile da raccontare: è stato ucciso dal governo amico. Questa è la verità giudiziaria che mette in crisi l’ordine narrativo. Forse se fosse stato assassinato dai russi tutto sarebbe filato liscio: buoni/cattivi, amici/ nemici, noi/loro. A 10 anni dalla sua morte, il Premio Morrione ha voluto ricordare e raccontare la sua figura e l’epilogo della sua vita insieme ai genitori Elisa Signori e Rino Rocchelli e a diversi amici che hanno seguito la sua vicenda umana e giudiziaria.

L’accusa nei confronti di Andy Rocchelli e del suo accompagnatore Andrej Mironov è «se la sono andata a cercare», spiega la mamma Elisa Signori «sprovveduti che si erano andati a mettere sotto il tiro dei mortai». Tuttavia, la giustizia ha fatto il suo corso, si è arrivati (caso raro) al processo dove si è dimostrato che non è stato un incidente, «una memoria della macchina fotografica di Andrea dimostra che l’attacco fu prolungato, continuo, ed è stato possibile risalire alla catena di comando dell’attacco ». In primo grado si è arrivati alla condanna di un comandante, ma poi in appello «la sentenza è stata annullata per un’omissione procedurale (i testimoni non sono stati informati che rispondendo potevano diventare correi e quindi essere accusati). Noi abbiamo ben chiaro cosa è successo in quel pomeriggio di quel 24 maggio, ed è scritto nelle motivazioni della sentenza, ma ci manca la giustizia ». Il giornalista William Roguelon, anche lui presente nel luogo dell’agguato, ha raccontato «siamo arrivati vicino alla fabbrica Zeus in taxi, siamo rimasti all’aperto per circa 10 minuti, i proiettili che arrivavano da lontano erano raffiche precise. Siamo saltati nel fossato, eravamo presi come bersaglio, poi sono arrivati i colpi di mortaio, uno ogni sei secondi, precisi diretti esattamente nel fossato, colpi che strappavano il cielo. Non ci sono stati spari di avvertimento, ma volontà di uccidere».

Riccardo Noury ha spiegato che il giornalista sta nel posto dove stanno le prove, questo è il posto giusto, non sbagliato e «la condotta di uno Stato amico non può essere insindacabile» perché continua a essere ancora vero quello che sosteneva Orwell «se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente (e ai poteri costituiti) ciò che non vuol sentirsi dire».
Andy e Andrej sono stati uccisi da appartenenti all'esercito ucraino perchè investigavano su crimini commessi ai danni dei civili in Donbass. E forse, alla fine, non è nemmeno questo l’aspetto più importante, ma come ha detto il papa, «l’ignobile guerra».

 

Fabrizio Floris
NP dicembre 2024

 

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