L'ardua sentenza

Pubblicato il 17-09-2021

di Renato Bonomo

Napoleone fu un conquistatore o un liberatore? Un rivoluzionario o un riformatore? Un despota o un capo politico illuminato? Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza. Riprendendo Alessandro Manzoni, anche noi ci poniamo il problema della valutazione storica dell'esperienza umana e politica di Napoleone Bonaparte. Manzoni interpretava un sentimento diffuso: per i contemporanei Napoleone fu un individuo eccezionale, temuto ma ammirato.

Si racconta che nei vari campi di battaglia, i nemici, seppur spaventati, nutrissero la morbosa curiosità di vedere quel piccolo uomo che aveva sconvolto l'Europa. Il grandissimo filosofo Hegel, che lo vide nel 1806, ebbe a dire che Napoleone era «lo spirito del mondo a cavallo». Il 5 maggio di quest'anno cade il bicentenario della morte di Napoleone.

In questo caso i posteri siamo noi. Napoleone, nel bene e nel male, ha impresso una direzione alla sua epoca e ha dato un contributo fondamentale a formare l'Europa quale la conosciamo. Ha trasformato la società europea, le ha imposto i nuovi valori della rivoluzione francese, ha scatenato le Nazioni, ha portato progresso civile e tecnico, ma ha deprivato gli Stati conquistati, costretto migliaia di giovani ad arruolarsi sotto le insegne francesi, subordinato economie e governi all'interesse francese. Napoleone è stato talmente grande da rendere difficile e inadeguato ogni tentativo di ingabbiarlo in un semplice giudizio.

C'è però un aspetto del problema Napoleone che può avere interessanti sviluppi anche nel dibattito attuale: il ruolo dell'individuo nelle vicende storiche. Una certa storiografia del passato ha enfatizzato il ruolo dei singoli. Quasi che Napoleone, Cesare, Alessandro Magno abbiano avuto il monopolio della responsabilità di ogni avvenimento del loro tempo. È una tendenza comune e diffusa ancora oggi che tende a semplificare dinamiche storiche molto complesse attraverso la personalizzazione. La tendenza opposta è quella di minimizzare il ruolo degli individui a favore delle masse, riducendo il ruolo dei singoli a meri burattini.

Più coerente e adeguato appare l'approccio che evidenzia la continua relazione tra individui e masse. Senza un determinato contesto sociale e un appoggio costante delle masse, l'individuo non può fare nulla: ridurre tutto il nazismo al solo Hitler è assurdo.

Proprio la consapevolezza della continua interazione tra le scelte individuali e il contesto sociale è uno degli aspetti fondamentali che rendono la storia un sapere attuale perché ci invita a non banalizzare la realtà ma a considerarla sempre in tutta la sua complessità.


Renato Bonomo
NP maggio 2021

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