L'amore politico

Pubblicato il 07-11-2024

di Monica Canalis

Cinque giorni di grande profondità e comunione.
Dal 3 al 7 luglio scorsi, in cui 1.200 delegati delle Diocesi italiane si sono riuniti a Trieste per vivere insieme la 50a Settimana Sociale dei cattolici, segnata da una grande apertura agli spazi della città ospitante, con l’allestimento di palchi per i dibattiti e di stand animati dai vari soggetti ecclesiali, e da una notevole attenzione mediatica, favorita dalla partecipazione di Sergio Mattarella e papa Francesco.
Tuttavia, credo che la novità più significativa riguardi il tema scelto: la democrazia. Dopo anni di diffidenza e timore, la Chiesa italiana ha deciso di occuparsi apertamente di politica, non per interferire con il potere temporale, rivendicare privilegi o invocare la rinascita della Democrazia Cristiana, ma per affermare che esiste una speciale forma di amore che è l’”amore politico” e incoraggiare i cristiani a partecipare, innanzitutto al voto, ma anche al dialogo pubblico e alla definizione delle proposte.

A Trieste è emersa una Chiesa che considera la democrazia un valore, per la sua forma metodologica e procedurale (di limite al potere assoluto e di coinvolgimento universale al momento del voto), ma anche per la sua sostanza, che è espressione, inclusione e formazione della comunità. Mattarella ha riflettuto sull’anima della democrazia e sui principi che la reggono, precisando che partecipare non equivale a parteggiare e che gli alti tassi di astensionismo appaiono come una vera e propria diserzione. Parole incisive, se si considera che alle elezioni europee di giugno il 58% dei cattolici praticanti non ha votato (fonte: sondaggio di Nando Pagnoncelli).
«“Bene comune” non è il “bene pubblico” dell’interesse della maggioranza, ma il bene di tutti e di ciascuno al tempo stesso, secondo quanto già la Settimana Sociale del 1945 volle indicare », ha ricordato Mattarella.
E ancora: «Battersi affinché non vi possano essere “analfabeti di democrazia” è una causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere.
Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme».

Anche Papa Francesco ha pronunciato parole molto forti: «È evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. (…) La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare, dal “fare il tifo” al dialogare. (…) Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. No.
Dobbiamo essere voce, voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce.
(…) Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni (…). A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi. Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile. Dobbiamo riprendere la passione civile, questo, dei grandi politici che noi abbiamo conosciuto. Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte.
(…) Sull’esempio di La Pira, non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità “organizzare la speranza”».

Adesso la sfida è far diventare i cinque giorni di Trieste un fermento nelle nostre Diocesi, per riattivare non solo la partecipazione dei cattolici al voto e alla vita politica, ma anche la fiducia nella politica, a partire dalla bellissima definizione di “amore politico” coniata da Bergoglio, per promuovere una “fede incarnata”, sanare la scissione tra la vita all’interno della comunità cristiana e il mondo esterno ed essere parte di un dialogo che migliori la qualità della nostra democrazia. La Chiesa italiana è tornata a occuparsi di politica senza reticenze, ora sta a ciascuno di noi interessarsi e fare la propria parte.
 

Monica Canalis
NPFOCUS
NP agosto / settembre 2024

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