L’altra Italia
Pubblicato il 23-06-2025
C’è un’Italia diversa dalle “narrazioni” ufficiali. È quella che si alza all’alba, avvia i figli a scuola e corre al lavoro. Si parla dei poveri che crescono di numero, di chi è in difficoltà, ma l’altra Italia non è questa. È quel “mondo di mezzo”, che lavora e guadagna poco perché – è incontestabile – gli stipendi sono tra i più bassi d’Europa.
Queste donne e questi uomini sono quelli che, fatta la spesa, controllano minuziosamente gli scontrini, passano l’inverno al freddo spegnendo i termosifoni perché i costi dell’energia sono troppo alti. E sono tanti, anche se non lo dicono. Sono quelli che vanno, in assoluta discrezione, al Monte dei Pegni o dai compraoro a svendere “le gioie” della loro vita, che fanno il digiuno “a intermittenza” per necessità, pagano le rette dei figli, a scuola, in palestra, in ritardo, a fatica, a rate. Sono quelli (dati istat 2024) che non vanno quasi mai fuori a cena; fanno tutto ciò che possono in casa; si vestono dai cinesi; comprano nei discount.
Sono persone che incontriamo alle fermate dei bus, nelle passeggiate nei parchi e sotto i portici, persone con grande dignità cui le bollette pesano come macigni. E infatti i “centri d’ascolto” e le Caritas denunciano un aumento molto considerevole di famiglie che chiedono aiuto.
Senza essere sociologi, si capisce che nella fila davanti alle associazioni c’è la classe medio-bassa, la leggendaria middle class, quella che ha i mutui da pagare per la casa, per l’auto, per quei tre giorni al mare o in montagna. La povertà sulla pelle sta lì. E, prima o poi, se ne renderà conto anche la “grande politica” quella che dovrebbe intuire più d’altri la metamorfosi in corso della stratificazione sociale: ricchi sempre più ricchi, benestanti in affanno, classe media che sta scivolando in basso.
I dati dei colossi della distribuzione confermano che i furti nei supermercati sono cresciuti del 20% circa. I protagonisti non sono più e solo disperati o cleptomani, ma anche altri. Le cifre delle banche documentano una drastica diminuzione del risparmio. Sarà un caso? Si calcola che otto italiani su cento rinuncino a curarsi perché, viste le liste d’attesa, non hanno i soldi per rivolgersi ai privati o pagarsi un’assicurazione.
L’altra Italia è questa qui che non fa discussioni su destra, sinistra o centro, ma, ogni mese, fa i conti e, come i nostri nonni, ha piccoli quaderni dove a mano annota le spese. Questo “mondo” respira anche perché i ragazzi stanno negli oratori, vanno nei campi scuola ma fatica a pagare i libri, gli abbonamenti, il giubbotto e, magari, cerca la legna o i pellet a prezzo politico e non andrà mai a elemosinare un pasto. Ma esiste (anche per dissesti, malattie, divorzi) e bussa, con disagio, a molte porte; la prima è quella dei “vecchi”, il welfare che non chiude mai.
Gian Mario Ricciardi
NP marzo 2025