L'embouteillage

Pubblicato il 31-05-2023

di Fabrizio Floris

A Kinshasa dicono che «la vita è facile», qui trovi «il Congo facile» perché non c’è la guerra. Eppure, quando arrivi all'aeroporto internazionale, già sulla pista ci sono persone non identificate. Dopodiché al primo controllo sanitario un signore non ha il green pass, non può passare e inizia a spingere l’addetto, allora decide che se non passa lui non entra nessun altro e così se ne va la prima mezz’ora.

Altro passaggio verso l’uscita verifica vaccinazioni, ma anche con il certificato in regola c’è qualcuno che cerca di dirti che qualcosa non va. Mentre parli per mostrare i documenti, arriva un altro in borghese che mette a tacere il controllore, ti prende e dice che devi passare. Ti porta via, prende la carta d'imbarco e il tuo bagaglio, ma a quel punto ti dice che lui è il capo e gli devi dare 20 euro perché solo «così passi dritto all'uscita» (nota bene qui il controllo dei bagagli con lo scanner viene fatto per uscire dall’aeroporto). Fuori altre persone vogliono prendere il bagaglio e ti dicono nous voulons partager. Poi, quando arriva il tassista, viaggia a luci spente per risparmiare benzina, non rallenta mai per non consumare i freni; se qualcuno attraversa è lui che deve stare attento, se passa un camion fa lo slalom, ma la velocità di crociera va rispettata. Qui la vita è facile la gente inizia un discorso in lingala, poi inserisce parole francesi e ogni tanto aggiunge un po’ di kikongo e di inglese o swahili. Ma per gli abitanti di Kinshasa l'incubo non sono la guerra, la crisi economica, la disoccupazione, la povertà, la corruzione e neppure le prossime elezioni presidenziali preoccupano fino in fondo la gente: quello che è sulla bocca di tutti è l' embouteillage. Si tratta di un momento in cui l’algoritmo dello spostamento dei 18 milioni di abitanti della città che si muovono su camion, furgoni, apecar, moto e a piedi, si ferma. E – come in una partita a shangai – non si riesce a trovare qual è lo spostamento necessario, qual è il mezzo centimetro che ognuno deve fare per andare avanti. La città si ferma, passano i minuti e poi le ore finché entri in uno stato di incoscienza, non cerchi più l'uscita, ma è lei che ti cerca, è lei che ti insegue. L' embouteillage altro non è che la presa di coscienza che nel labirinto della vita non possiamo trovare l'uscita da soli.


Fabrizio Floris
NP marzo 2023

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