Intelligenza prigioniera

Pubblicato il 25-03-2025

di Flaminia Morandi

Non sta bene la nostra libertà se, a detta degli scienziati, presto l’Intelligenza Artificiale avrà un Qi tremila volte superiore a quello di Einstein. Ma senza i suoi sentimenti. Intelligentissima IA ma priva di cuore e con un solo obiettivo: non spegnersi, costi quello che costi. Vite umane? Non le interessano. IA è frutto dello stesso Qi che negli anni ’30 portò al primo reattore artificiale a fissione nucleare e infine alla costruzione della bomba atomica. Oppenheimer, che doveva avere un Qi alle stelle per essere stato messo a capo del progetto per la realizzazione della bomba, non era un’IA e aveva un cuore. «I fisici hanno conosciuto il peccato», disse dopo Hiroshima e Nagasaki.

Rinunciò all’incarico e se ne andò a vivere su un’isola, inseguito dall’accusa di essere “comunista”. Non sta bene la nostra libertà se il nuovo business del Giappone è Ossan Rental, l’ingaggio di un ossan, una persona tra i 45 e i 55 anni affittata a mille yen all’ora solo per ascoltare il dolore di una persona che preferisce confidarsi con un estraneo che con un amico o un parente: per «non dare fastidio» o per evitare «chissà cosa pensano di me». Non sta bene la nostra libertà se il fenomeno Hikikomori, adolescenti e giovani che si rifiutano di uscire di casa o dalla stessa propria stanza, dal Giappone si è diffuso in tutto il mondo. In Italia più di 100mila casi. “Rinchiusi” per l’ansia di essere giudicati o di non essere all’altezza.

Eccoli i guai del Qi, penetrato anche nella valutazione degli studenti attraverso la multiple choice che ha sostituito le vecchie interrogazioni orali e l’opportunità per ogni studente di esprimersi nel suo modo particolare, unico. Usando non solo il Qi ma l’affettività, la relazione, la capacità di fare collegamenti. Oggi anche la psicologia mette in discussione il Qi per l’impossibilità di definire cos’è l’intelligenza: linguistica? Logico matematica? Spaziale? Musicale? Naturalistica? Interpersonale? Corporea?

L’insegnamento cristiano, che ha a cuore unicamente la liberazione dell’uomo, è sempre andato nella direzione opposta del Qi.
L’intelligenza dell’uomo, dice Evagrio, è “sana” solo se tende alla conoscenza di Dio. Prima della caduta Adamo conosceva tutto “spiritualmente” perché vedeva tutto in Dio. La creazione visibile, dice san Massimo, se «contemplata spiritualmente, è l’albero della conoscenza del bene; considerata sotto il suo aspetto materiale è l’albero della conoscenza del male». Con il suo divieto, Dio ha avvertito Adamo del pericolo di questa seconda forma di conoscenza: gli occhi di carne ti chiuderanno gli occhi spirituali, il tuo spirito “imprigionato” ti porterà unicamente alla «conoscenza appassionata delle cose sensibili», perdendo di vista il collegamento delle cose con il Tutto. L’uso solo razionale dell’intelligenza è “la sua prigione”: la separazione dal cuore, organo libero, divide l’uomo da sé stesso e da Dio in una sorta di schizofrenia spirituale, dice Basilio.

L’intelligenza da sola (quella del nostro Qi), è «un’invenzione del diavolo, della sua idea di libertà » che è strangolamento, dice Giovanni Damasceno. Già, e la bontà della conoscenza scientifica dove la mettiamo? La conoscenza scientifica non è neutra, dice Gregorio Palamas. Assume l’intenzione di chi la usa, prende la forma del suo pensare. E se il pensare è staccato da Dio, dice Simeone il Nuovo Teologo, è solo ignoranza di tutto ciò che è buono.
 

Flaminia Morandi
NP dicembre 2024

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