Inadeguato
Pubblicato il 09-10-2022
San Girolamo Lombardo (nome di fantasia) è una tranquilla città di provincia, non troppo piccola e nemmeno troppo grande. È, potremmo dire, l’antitesi della periferia: una città ordinata, pulita, silenziosa, con buoni servizi, un tessuto associativo attivo e buone scuole.
È circondato da verdi colline, fortificazioni private (castelli), campanili e fattorie “a rompere la vasta campagna”. A ridosso del centro, nelle vicinanze dell’antica collegiata, c’è il liceo di viale Parini e c’è la classe di Marco: un gruppo di apprendimento nella media, 3-4 insufficienti, 15 con voti intermedi e 3 eccellenti. Sono le 10:00 di una normale ora di lezione, quando Marco è seduto nel centro dell’aula, in mezzo alla fila centrale, e durante l’ora di chimica inizia a scoprirsi il braccio, poi prende la penna e inizia a scrivere una lettera lungo la parte interna del braccio, nessuno sembra farci caso. Prima una i, poi n, a, d, e, g, u, a, t, o: inadeguato. Carlotta da dietro lo osserva e rivolge lo sguardo verso gli altri compagni, poi riprende a seguire protoni e neutroni. Marco smette di scrivere e tira fuori dalla tasca un oggetto sottile, una lametta che ha trovato nella scatola del nonno, con cui incide le lettere sul braccio vuole trasformare una ferita in una cicatrice indelebile, perché quella parola inadeguato gli ricordi sempre chi è chi sarà.
Carlotta ha uno scatto e blocca il polso di Marco senza dargli il tempo di passare alla seconda lettera, il sangue scorre sul banco e tutti i compagni si mettono intorno a Marco. Anche il professore si accorge dell’accaduto e sospende la spiegazione dell’ultima formula. Carlotta non trattiene le lacrime.
Marco non è bordeline, ha con sé una famiglia attenta, ha degli amici e professori che lo sostengono, ma c’è un drago autoimmune che brucia dentro al cuore e spinge nella sua testa quella parola: inadeguato. Marco è il momento di schiacciare la testa al drago salutarlo con un grande e cordiale v********* perché non sei inadeguato, sei solo in una fase di crescita, dove stai stretto e scomodo, senza persistenza né resistenza, con un cuore che sa sentire di più di quanto mediamente si riesca, è quindi tempo di gioire perché avere un cuore libero non è una condanna, ma una prospettiva di vita vera.
Fabrizio Floris
NP giugno/luglio 2022