Il dono di Franca
Pubblicato il 06-10-2020
Nel 1996 ho avuto la possibilità di trascorrere alcuni mesi in una baraccopoli di Nairobi: Korogocho. Come tutte le baraccopoli era caratterizzata da povertà, degrado urbano, violenza. Lì ho imparato che la povertà non aveva uno stretto legame con l’economia, era piuttosto l’assenza di diritti a rendere le persone affamate. La soluzione quindi non era da ricercare nella sfera degli aiuti, ma dello stato di diritto. Per questo non ho mai organizzato raccolte fondi. Poi mi sono arreso. Il grido dei poveri era troppo forte, una tempesta quotidiana cui ho cercato di far fronte con quel che avevo (all’inizio) e poi coinvolgendo amici, associazioni. Piccole monetine, qualche rinuncia che alla fine permettevano di mangiare, di andare a scuola, di aprire un piccolo commercio. Finché il 26 aprile la signora Franca non mi ha contattato per regalarmi 5.000 euro da destinare a famiglie in difficoltà di Torino per via dell’emergenza Covid. Sul momento, pur essendo lusingato, pensavo di non accettare, oppure di gestirli con meno fatica possibile: dare tutto a due mamme sole con bambini che conoscono e liberarmi subito dell’incarico. Invece ho iniziato a parlarne con Luca un infermiere che opera in un ambulatorio che assiste malati psichiatrici che «a volte non hanno nemmeno i soldi per le medicine», con Pasquale responsabile di un centro di accoglienza per italiani, stranieri e detenuti e con un’amica dei servizi sociali. Tutte persone che stanno fianco a fianco con la sofferenza senza burocrazia, moduli da compilare, modelli isee, ma volto a volto. Abbiamo “messo in pista” educatori, assistenti sociali, volontari, amici persone che hanno non solo l’odore delle pecore, ma anche la pelle, gli occhi, il naso perché in certi posti non entri se non hai tutti i sensi addestrati.
Così abbiamo iniziato a spendere questi soldi come monete d’oro, euro dopo euro. Non è stata una spesa, ma un investimento in persone che lottano per la vita. È stata una benedizione, non so in che altro modo chiamarla, quante lacrime di gioia, quanta discrezione, quanto coraggio: grazie ad una donna in pensione si è attivato un moltiplicatore di vita. Non so cosa porterà questo denaro nella vita delle persone, oltre l’immediato, se evaporeranno come neve al sole, ma vorrei chiedere a Colui che fa crescere di moltiplicare lo sforzo di questa donna perché la vita non si arresti di fronte all’economia e ai diritti dimenticati.
Fabrizio Floris
NP agosto-settembre 2020