Il vero biologico

Pubblicato il 09-11-2018

di Carlo Degiacomi

di Carlo Degiacomi - Il dato di partenza è la positiva crescita della produzione del cibo biologico in Italia. L'altra faccia della medaglia sono i problemi e la necessità per i consumatori di essere capaci di scegliere ed essere messi in condizione dagli enti di controllo di difendersi dalle truffe, purtroppo numerose. Come distinguere il bio vero da quello falso? Qualche altra risposta agli interrogativi numerosi e complessi.

Ma i controlli ci sono davvero?
Un prodotto biologico deve essere sempre sottoposto a verifiche da parte di un organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole per poter essere venduto in Italia. Ogni anno almeno il 20% delle aziende deve essere sottoposta a prelievo di campioni e analisi a seconda della classe di rischio a cui appartiene. Negli ultimi tre anni sono state 6mila le analisi di laboratorio per verificare il rispetto dei limiti sui residui non ammessi nei prodotti ottenuti con metodo biologico. Mentre le verifiche fatte nelle aziende bio dagli organismi di controllo negli ultimi tre anni hanno superato quota settantamila. Nel 2016 l’Ispettorato repressione frodi del ministero ha effettuato 2690 controlli nell’ambito del sistema dell’agricoltura biologica, sottoponendo a verifica 1956 operatori e 3121 prodotti. Il valore della merce sequestrata supera il milione e mezzo di euro; i prodotti spacciati per bio infatti sono stati in realtà coltivati con pesticidi tradizionali. Il problema delle false certificazioni è collegato anche alle importazioni di prodotti agricoli spacciati per biologici da Paesi terzi dove non vige un sistema di controlli strutturato come quello europeo.

A fine 2017 alcune norme sono state modificate. Hanno migliorato la situazione?
Sono state introdotte norme contro i conflitti di interesse che si sono verificati fino ad oggi. Gli operatori del biologico non possono detenere partecipazioni societarie degli organismi di controllo. Gli organismi di controllo non possono controllare per più di 5 anni lo stesso operatore. Gli organismi di controllo devono garantire adeguata esperienza e competenza delle risorse umane impiegate.
Se è stato necessario sancire con un decreto che il personale incaricato dei controlli non può fare consulenza, né fornire altro servizio alle aziende controllate, è perché purtroppo questo fino ad oggi è avvenuto. Per rafforzare il sistema è stato deciso di attribuire al Comando unità tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei carabinieri non solo l’attività di controllo sugli operatori ma anche quella di vigilanza sugli organismi di controllo (14 in Italia).
Inoltre si dovrebbe istituire una banca dati pubblica di tutte le transazioni commerciali del settore biologico fruibile da tutti gli operatoti del sistema. L’attenzione dovrebbe essere estesa a tutta la filiera con il controllo di ogni ingrediente che va a formare il prodotto finito: le aziende che forniscono le materie prime devono tutte essere certificate Bio.

C’è anche chi non intende farsi controllare dicendo che è sufficiente la fiducia.
Esiste un’importante fascia di produzione biologica “di fatto”, che per diverse ragioni non è certificata. L’iter di certificazione oltre alle le criticità riportate, è costoso e spesso risulta poco accessibile per i piccoli produttori “ideologici” che lo contestano, sostenendo che sarebbe sufficiente la fiducia. La soluzione non può essere certo la fiducia.

Il costo di prodotti biologici veri è più alto?
In genere sì, perché le coltivazioni biologiche a seconda dei prodotti possono avere rese minori, in media introno al 24/30% – per gli ortaggi ad esempio; si aggiunge ai costi di funzionamento del sistema come la certificazione che però dovrebbe essere coperto dagli incentivi pubblici. Le associazioni di settore dovrebbero aumentare l’informazione e i dati, insieme allo Stato e i suoi Ministeri che dovrebbero garantire trasparenza. Oggi c’è tanta opacità, specie in alcuni punti delle filiere.

La strada per acquisti sicuri è ancora lunga, in Italia; e all’estero? Si può avere un settore definito e controllato a livello europeo?
I Paesi Ue hanno appena approvato un nuovo regolamento per il settore biologico, che si applicherà, forse, dal gennaio 2021. Le nuove norme saranno valide per tutti i Paesi Ue circa i controlli, la fine di troppe deroghe, la certificazione di gruppo per le piccole aziende; e anche le regole sull’importazioni di prodotti bio in Europa. Ma vi sono punti che si definiranno qualche anno dopo: la soglia ammessa dei residui di agro-farmaci (per il momento ogni Paese decide e deciderà autonomamente i livelli); le soglie di contaminazione da sostanze non autorizzate dei prodotti biologici e la possibilità di commercializzare prodotto biologico, anche se contaminato da pesticidi accidentalmente; le sementi biologiche con ampie deroghe per consentire fino al 2035 l’utilizzo di sementi convenzionali; una deroga fino al 2030 (!) per le produzioni biologiche in serra in alcuni paesi del nord Europa (Finlandia, Svezia e Danimarca); le importazioni di prodotti biologici provenienti dai Paesi extra Ue diversi nelle condizioni e negli standard qualitativi che i produttori UE sono tenuti a rispettare, ma che oggi non rispettano, con prodotti falsi bio importati!

Carlo Degiacomi
AMBIENTE
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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