Il valore più importante

Pubblicato il 29-04-2025

di Cesare Falletti

Un libro, che mi hanno passato qualche anno fa, parla della vicenda di un giovane musulmano iracheno, di nobile famiglia, venuto a contatto per caso con la Prima Lettera di San Giovanni durante il suo servizio militare in cui si trovava in camera con un cristiano; ne è rimasto folgorato. Ha cominciato così un lungo percorso di conoscenza di Gesù, giungendo a chiedere di essere battezzato. In un Paese con legge islamica questo non è un passo facile, anche se dovunque si parla di libertà. La sua vita è divenuta degna di un romanzo poliziesco, se la storia non fosse vera. Persino i suoi fratelli hanno cercato di ammazzarlo. La scoperta del Cristo gli ha dato una forza impressionante e ha affrontato tutto per vivere la libertà che il Vangelo ci offre.

Non è un caso sporadico, è il vissuto quotidiano di tanti che per poter vivere la loro fede affrontano persecuzione e morte. Non solo per la fede, ma anche per altri valori per cui reclamano la libertà: pensiamo anche alle donne in Iran, alle comunità cristiane in Pakistan e in molti altri Stati, alle lotte per la libertà politica sotto le dittature. La libertà è un bisogno vitale, non è solo una utopia, un bel desiderio di cui si possa fare a meno. Possiamo essere d’accordo o no su valori differenti dai nostri, ma vanno rispettati nella misura in cui anch’essi rispettano la società in cui vogliono essere vissuti. Ogni giorno sui media possiamo vedere uomini e donne come noi che affrontano difficoltà enormi, mettono a rischio la loro vita, vengono spogliati non solo dei loro averi, ma della stessa vita, perché considerano la possibilità di vivere con dei veri valori più importante della vita stessa. È la storia dei martiri, che non sono mai mancati lungo la storia, sia per poter proclamare e vivere liberamente la loro fede, sia in difesa della libertà, della giustizia, della solidarietà umana.

Dobbiamo però porci la domanda: quale libertà va difesa, anche al prezzo della propria vita? Infatti molte volte si possono rivendicare delle libertà che non sono veramente tali, che nascondono forme egoistiche di presenza nella società, che non mettono in comunione gli uomini e perciò non sono libertà per gli altri. Con fatica, attraverso i secoli, la chiesa cattolica e in genere le chiese cristiane, sono arrivate a considerare un bene primario la libertà di coscienza nel professare una fede che non fosse quella riconosciuta dallo Stato o che non fosse la fede della propria chiesa. Una parola definitiva l’ha pronunciata il Concilio Vaticano II. Ciò non vuole dire che si considerano tutte le religioni uguali, ma che la coscienza personale, nel suo cammino di ricerca, ha il diritto di esprimersi. Tutti naturalmente sono chiamati ad approfondire sempre più la loro fede per non viverla passivamente. Questo può comportare dei rischi, come per l’iracheno di cui ho parlato sopra.

Quando si lotta per la libertà bisogna saperne pagare il prezzo: anche se è un diritto primario, questo diritto deve fortificarsi e purificarsi in una certa lotta. Fin dall’adolescenza il conto di questo prezzo da pagare che viene presentato dalla vita e accettarlo con serietà è condizione indispensabile per giungere alla maturità. Non si può essere liberi se non si esercita un vero discernimento e se i valori con cui si discerne non sono dei veri valori umani. L’avarizia, la collera, e tanti altri vizi non permettono un vero discernimento e non daranno mai la libertà. Il lavoro di tutta la vita è un lavoro di purificazione del cuore. Anche questo è un prezzo da pagare.


Cesare Falletti
NP Gennaio 2025

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