Il valore del tempo

Pubblicato il 04-10-2022

di Cesare Falletti

Il tempo scorre veloce. Già il fatto di ritrovarmi a dover scrivere il prossimo articolo per Nuovo Progetto, mentre mi sembra di aver appena terminato quello del mese scorso, oppure il fatto di pensare alla mia età, mi fa prendere coscienza di questa corsa veloce. Allora? Rattristarsi? Perché?

Esiste solo il momento presente, quello in cui posso amare, che è l’unica cosa che conta davvero. Non esiste un solo modo di amare e il tempo, anche se scorre veloce, è seminatore di possibilità d’amore. Vale la pena di viverlo, senza rimpiangere il tempo di ieri, che sia stato bello o brutto, utile o tempo perso, e senza immaginare un futuro di cui non sono padrone. Tutto quello che è successo negli ultimi anni e quello che oggi incombe ci insegna a cercare ciò che è essenziale, ciò che è possibile e ciò che vale la pena di attendere. Attendere è, o almeno può essere, la possibilità di creare in noi uno spazio di vera vita. Attendere è un tempo di crescita, se la nostra attesa è rivolta a ciò che porta la vita; può essere un amico o un successo nel lavoro, un sentimento che sia seminatore di bellezza o tante altre cose che il Creatore ci ha dato da seminare sulla terra e che ci insegna ad aspettare per raccoglierne i frutti.

Nel libro del Qoeleth si parla molto del lasciarsi trascinare dal vento, simbolo della vanità e dell’inconsistenza di tante cose che ci sembrano importanti, per dire quanto molte delle nostre preoccupazioni possono essere senza nessuna solidità; altri autori biblici riprendono l’immagine per richiamare il popolo a prendersi la responsabilità del tempo che si vive. Un padre della Chiesa, monaco, per invitare a essere fedeli alla preghiera nella solitudine della cella, condanna chi ne esce per “andare a pascere il vento”! Cosa facciamo, cosa vogliamo fare, per cosa vogliamo possedere il tempo?

Perdere tempo è sempre qualcosa di negativo? Forse ne abbiamo bisogno per dare spazio alla nascita di pensieri e sentimenti che non nascono da ciò che possiamo organizzare o decidere noi. Il vuoto apparente è forse luogo di un terreno che attende lo spuntare dei primi germogli, di semi non seminati, di una novità che apre a un nuovo cammino.

Attendere una persona, magari con forte ritardo, può generare un forte nervosismo, ma può anche essere l’occasione per riflettere su argomenti che ci sfuggono a causa della velocità con cui viviamo o preparare il cuore a un incontro di un altro livello.
Anche un semaforo rosso può essere l’occasione per un rapido pensiero a Dio, per una invocazione, una lode, una supplica… o semplicemente per un respiro che distende.
Il tempo è un dono da non sprecare, ma non sempre l’efficacia, la produttività, lo sfruttamento sono il modo migliore per gestirlo, per approfittare del dono o per essere riconoscenti al donatore. Per riprendere l’immagine dei profeti, il vento può essere un soffio inconsistente, che svuota e disperde, o può diventare ciò che feconda, che permette ai semi di volare per impiantarsi e ai pollini di far sì che i fiori possano diventare frutti, alle vele di gonfiarsi e portare le barche attraverso la vastità del mare. Pascere il vento è immagine di una fuga da responsabilità reali, ma cogliere il vento per creare energia pulita è un servizio all’umanità. Tutto questo ci insegna che, se ci coglie il senso di essere vittime della storia, degli avvenimenti, del lavoro o delle nostre forze, è forse possibile vivere altrimenti ciò che ci abbatte o contraddice.

La saggezza non è fatta di quantità e di cose, ma di come accogliamo la vita che ci viene incontro. Anche con Dio, il Dio che viene, possiamo attenderlo come il giustiziere, come il giudice o come la Misericordia.
Dio non cambia; siamo noi che nell’attesa cambiamo la sua immagine scritta nel nostro cuore.


Cesare Falletti
NP maggio 2022

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