Il Tuo volto io cerco

Pubblicato il 02-11-2020

di Chiara Dal Corso

Le icone sono realizzate nella preghiera. Specialmente nel passato, l’iconografo che si accingeva a scrivere un’icona si preparava con qualche giorno di digiuno e poi restava chiuso nel laboratorio finché non l’avesse finita.

Le icone diventavano così espressione della preghiera stessa. Quanto più l’iconografo riesce a trasformare le sue pennellate in invocazioni, lodi, silenzi di ascolto e di adorazione, tanto più l’icona diventerà espressione di questo “lavoro” interno, di questo “incontro” tra l’anima e Dio. Certo, i risultati estetici dipendono anche dalla finezza della mano e dall’esperienza dell’iconografo, ma il cuore e l’intenzione sono la cosa fondamentale.

E un occhio attento, che appartiene ad un cuore che conosce lo stesso desiderio, lo stesso sentire, si accorge di avere davanti un’opera che parla davvero di Gesù e la sa riconoscere. Nella storia dell’iconografia ci sono numerosissimi celebri esempi di questo fenomeno. Fra tutti l’icona del Salvatore scritta da Andrej Rublev (cfr. Np gennaio 2017). Un’icona conosciutissima, realizzata con la finezza del tratto e la maestosa eleganza che contraddistinguono le opere del monaco russo, che ha attraversato i secoli (è stata realizzata intorno al 1410) per parlare ancora con l’intensità del suo sguardo, di un silenzio attentissimo, scrutante, immerso in una pacatezza e mitezza d’animo che sa di misericordia, che parla di regalità e pace.
Interessantissima è la stessa storia di questa icona: andata persa per secoli fu ritrovata verso la fine del 1800 in una casa di contadini e utilizzata come asse (capovolta verso il basso) di un pavimento che portava in una stalla. Il deterioramento dell’immagine dovuto all’umidità e alle condizioni della sua… “conservazione” ha però inspiegabilmente risparmiato la sostanza del messaggio: il volto e lo sguardo, la vivezza dei colori. Un caso? Una pura coincidenza?

Fermiamoci davanti a questa immagine, fermiamoci davanti al desiderio del nostro cuore di cercare il suo volto in noi, la sua sacra presenza, che come un tesoro dipinto e nascosto da secoli, aspetta, con pazienza infinita, di essere “trovato” per rivelarsi in tutto il suo splendore, in tutta la bellezza della sua pace e della sua misericordia.
Ecco come un’icona, certamente ispirata, arricchita di una storia davvero particolare, diventa una bellissima parabola dell’amore infinito di Dio che per secoli è capace di aspettare la sua creatura, per essere riscoperto e ricambiato nell’amore.


Chiara Dal Corso
NP agosto / settembre 2020

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok