Il ritorno del rancore

Pubblicato il 31-05-2022

di Gian Mario Ricciardi

Sta tornando, ma si può evitare. È il rancore che da anni condiziona le scelte dell’Italia. Purtroppo ha ripreso a intrecciare i fili della vita, delle giornate, delle famiglie, della politica. Spegne sorrisi, incattivisce gli sguardi, indurisce i volti, uccide il dialogo e il confronto, impone la protezione di scorte a tante persone. Non è difficile coglierne gli effetti nella cronaca quotidiana, sui social, in tv e almeno in parte rapporti e inchieste lo confermano.

Due anni, di fatto, in casa stanno facendo emergere di noi il meglio e il peggio.

Il meglio: un terzo degli italiani ha partecipato a iniziative di solidarietà legate all’emergenza sanitaria, aderendo alle raccolte di fondi per associazioni non profit, per la Protezione civile o a favore degli ospedali. Quasi un terzo di coloro che si sono attivati ha svolto in prima persona attività gratuita in associazioni di volontariato impegnate nella lotta al Covid. Il 20,7% degli italiani ritiene che la gestione dell’emergenza da parte delle istituzioni abbia prodotto buoni risultati, per il 56,3% è stata abbastanza adeguata, per il 23,0% inadeguata.

Il peggio: sono i novax inferociti, quelli che non rispettano nessuno, quelli per i quali noi vaccinati siamo tutti venduti ai colossi farmaceutici, quelli che hanno preso in giro in modo ignobile il presidente del parlamento europeo David Sassoli o insultato Liliana Segre, quelli che hanno gioito di fronte alla malattia di altri come il professor Galli e altri personaggi importanti; sono coloro che hanno approfittato del rancore di chi non era d’accordo sui vaccini per tentare di mettere un timbro politico di destra e anche di sinistra, fascisti e antagonisti. Ed ecco l’aumento dell’Italia dell’intolleranza e l’aumento dell’odio che si esprime in parole. L’ultimo report dell’Osservatorio dei diritti messo insieme da quattro università (Statale e Cattolica di Milano, Aldo Moro di Bari, La Sapienza di Roma) documenta che nel mirino ci sono: donne (giornaliste, scienziate, impegnate in politica), ebrei, gay, disabili, migranti, tutto il mondo islamico.

Il meglio e il peggio e, nel mezzo, ci siamo noi. E, tra di noi, ci sono quelli rancorosi per la perdurante pandemia, i non vaccinati messi alla porta, i delusi dalla ricerca di un presidente della Repubblica che non sia divisivo, quelli che si sono visti la casa occupata, i rifiutati dagli ospedali, anzi meglio, i “posticipati” per emergenza che non possono fare interventi necessari, i poveri che vedono i ricchi sempre più ricchi, i commercianti che hanno dovuto tirar giù la serranda, gli offesi da una giustizia a volte (troppe!) ingiusta, le vittime di ispezioni statali non eque, persone distrutte da cavilli di leggi che nulla hanno a che fare con la responsabilità. Ma non solo: ci siamo noi con una mascherina che ha stravolto le nostre vite e tutti coloro che, in questa tragedia mondiale, hanno perso papà. Mamma, fratelli, sorelle, figli, figlie. Ma non lasciamoci sopraffare dal rancore, magari stringendo i denti tanto. Aggiungiamo vita ai giorni e non solo giorni alla vita. Un altro sole sta per alzarsi e, anche se a fatica ci darà nuova luce.


Gian Mario Ricciardi
NP febbraio 2022

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