Il punto di partenza

Pubblicato il 08-04-2025

di Renato Bonomo

Abbiamo imparato qualcosa dall’Olocausto? «La gente raramente impara dalla storia». Trascuriamo infatti di «riconoscere il lato oscuro della storia: gli omicidi di massa, l'agonia, la sofferenza che con un grido erompe da tutta la storia. […] Non riusciamo a comprendere che non saremo mai in grado di combattere contro la nostra tendenza al reciproco annientamento se non studieremo, insegneremo e affronteremo il fatto che gli esseri umani sono gli unici mammiferi capaci di distruggere la loro stessa specie». Così si esprimeva il professor Yehuda Bauer, il 27 gennaio 1998 davanti al parlamento tedesco. Scomparso poche settimane fa, lo scorso 18 ottobre 2024 a 98 anni, Bauer è stato uno degli storici più importanti della Shoah. Curioso il modo in cui la storia dell’Olocausto è entrata nella sua vita. Yehuda nacque nell’allora Cecoslovacchia nel 1926, da una famiglia di origine ebraica. Il padre, convinto sionista, riuscì a far emigrare la famiglia in Palestina negli stessi giorni in cui la Germania occupava la Cecoslovacchia (15 marzo 1939). Intraprese poi gli studi storici in ambito accademico, ma senza toccare l’Olocausto perché il tema gli suscitava “paura”. Nel 1962 la svolta: il poeta e scrittore Abba Kovner, esponente della resistenza ebraica al nazismo, gli disse apertamente che avrebbe sprecato il suo tempo se non avesse studiato la Shoah. Di fronte alle resistenze di Bauer, che motivava la sua reticenza per la paura di studiare quell’argomento, Kovner rispose: «Questo è un eccellente punto di partenza per affrontarlo!» È iniziata così una riflessione durata oltre 50 anni.

Nella sua attenta analisi dell’Olocausto, Bauer ha compreso che non sono stati la brutalità e il sadismo a rendere unica la Shoah, non è neanche il fatto di essere stata promossa dallo Stato con la sua efficienza burocratica e con il supporto delle moderne tecnologie. L'unicità dell'Olocausto sta nel fatto che, per la prima volta nella storia, persone discendenti da tre o quattro nonni ebrei potevano essere condannate per il solo fatto di essere nate: la nascita come crimine la cui unica punizione possibile è la morte. In secondo luogo, l'idea era colpire tutti gli ebrei, non solo quelli della Germania o dell’Europa, ma tutti i milioni di ebrei che erano presenti nel mondo, perché il nazismo prevedeva un nuovo ordine universale senza ebrei. Infine, il terzo elemento è l'approccio ideologico. «Gli ebrei furono accusati – scrive Bauer – di cospirazione mondiale […] mentre in realtà essi non erano in grado di raggiungere la benché minima unità. […] Una cospirazione ci fu, ma non da parte degli ebrei, bensì dei nazisti».

Il nazismo ha espresso la forma più radicale di negazione del mondo moderno comprendente: «l'etica borghese e giudaico cristiana, la libertà individuale, l'umanesimo, l'intera eredità della Rivoluzione francese e dell'illuminismo». Tale approccio ha avuto conseguenze devastanti: «La cosa più orribile della Shoah è che essa fu attuata da esseri umani come noi. Quando affermiamo con forza la nostra diversità e il nostro diritto a dormire in pace, con le nostre coscienze tranquille, dal momento che i nazisti erano demoni, mentre noi non lo siamo, si tratta di una pura e semplice fuga dalla realtà». Com'è potuto accadere tutto questo? «Credo che si dovrebbe dare uno sguardo all'antica tradizione compresa nel Libro che viene dai miei avi. In esso c'è scritto che l'umanità può scegliere tra bene e male, tra vita e morte. Questo significa che l'umanità è capace di entrambe le cose, che entrambe coesistono in essa, Dio e il demonio».

Ma non c’è solo buio nella ricostruzione di Bauer: «L'olocausto, insieme a tutte le orribili cose che i nazisti commisero, dimostra non soltanto il male che l'uomo è capace di compiere, ma anche […] il bene». Ricordando il celebre caso di Oskar Schindler e quello meno noto di Otto Busse a Białystok che fornì armi alla resistenza ebraica in Polonia, Bauer sottolinea come la stessa persona, pur essendo tedesca e nazista poteva «comportarsi in modo diverso dai responsabili dell'Olocausto», dimostrandoci che «le azioni di queste persone provano la colpa degli altri, ma anche che si può ancora sperare».


Renato Bonomo
NP Gennaio 2025

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