Il nostro mondo

Pubblicato il 14-03-2021

di Corrado Avagnina

Qualcuno ha fatto notare come, in moltissimi spot pubblicitari in tv, gli scenari o i format prescindano piuttosto dal contesto reale di mesi, ormai, con la mascherina, il distanziamento e le altre misure anti-contagio. Insomma nel mondo delle promozioni si sarebbe in un altro… mondo che appare ancora ben distante da quanto occorre mettere in atto concretamente per tenere a bada il rischio Covid.

Ma, forse, è materia per la sociologia spicciola che incrocia con i messaggi mediatici diretti o subliminali. Eppure l’osservazione chiama in causa una “normalità” che non c’è più e non c’è ancora, e chissà come tornerà. E suggerisce forse una riflessione esplicita su ciò che ci tocca adesso che qualcosa potrebbe allentarsi (si spera) e che sta per essere disponibile il vaccino (ma ci vorranno mesi perchè siamo tutti “coperti”). È il rischio di abbassare la guardia, inconsapevolmente o meno. Nel cosiddetto ultimo miglio (se “ultimo” si tratta). Magari per stanchezza diffusa o per superficialità sconsiderata. Non è il caso di parlare del contagio da negazionismo. Questa sponda si squalifica da sé, punto e basta. Invece c’è quella zona un po’ grigia in cui ognuno, rispetto alle normative da osservare, si confeziona un proprio “fai-da-te”, magari sospinto da retro-pensieri del tipo «ma a uno come me non può capitare» oppure «ma in queste cose banali non succede niente» o ancora «ma chissà se ce la contano giusta?»… e così via, mollando il rigore o aggiustandoselo a proprio comodo. Proprio nel momento in cui si intravede la soglia che si spera liberatoria del vaccino. Invece c’è da raddoppiare la convinzione che le regole sono indispensabili, altrimenti dietro l’angolo ci arrivano altre ondate, in pieno inverno, con conseguenze presumibilmente disastrose.

Diventa indispensabile continuare questa durissima partita contro il virus, con le poche armi disponibili, che sono appunto le misure restrittive e le precauzioni ben note. In gioco c’è la salute, c’è la vita, c’è il dolore. Non scordiamo le vittime in numeri che angosciano. È una carità urgente verso gli altri e verso noi stessi e le nostre famiglie. Diamoci una mano là dove è possibile, facendoci carico di chi è più fragile e solo. Sosteniamo il personale sanitario e tutti coloro che ci curano, senza risparmiarsi. Facciamo la nostra parte, perché non si precipiti, per quanto dipende da noi. Poi dal pubblico ci si aspetta che fronteggi l’emergenza, che grava sulle persone, per tanti versi. E la stessa politica deve farsi un po’ più “alta” rispetto all’ora cruciale che si sta vivendo. Un esempio negativo dei mesi scorsi: l’incredibile ed inaccettabile ritardo nella fornitura dei vaccini anti-influenzali. Così come al pubblico tocca provvedere ai ristori concreti ed immediati per chi è penalizzato nel lavoro e nel reddito, in ragione di tutto ciò che è impedito in questa stagione mai vista. D’attorno crescono “nuove povertà” inedite, con un affanno che prende forte. Infine su di noi ricade la capacità di accettare con responsabilità i passi attenti da compiere. Potremo imparare anche molto da come saremo (o meno) all’altezza di questi snodi decisivi, per tutti.


Corrado Avagnina
NP gennaio 2021

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