Il DNA non è tutto

Pubblicato il 08-03-2025

di Valentina Turinetto

Ho in mente un’immagine che si può trovare facilmente in rete: facendo l’impronta di un palmo della mano su un supporto che fornisce nutrimento ai microrganismi, si evidenzia una popolazione di microbi variegati. Oltre a essere un monito per lavarsi le mani è un’immagine rappresentativa di come noi conviviamo con molte altre specie di esseri viventi!
Al di là delle mani sporche di un bambino che gioca al parco, il corpo umano è affollato da miliardi di microrganismi, come batteri, virus e funghi. Si trovano dappertutto, sulla pelle, nelle mucose della bocca e delle vie respiratorie, nell’intestino. E, aspetto molto importante, aiutano a svolgere delle importanti funzioni, come quelle digestive, metaboliche o immunitarie, indispensabili per la nostra salute! Tutti questi inquilini del nostro organismo sono così fortemente collegati con le nostre funzioni vitali, che non possiamo più considerarci come entità autonome e distinte!

Uno studio pubblicato recentemente su Science propone questo cambiamento radicale di prospettiva, utile per uno studio più completo degli organismi viventi. Per descrivere questa situazione si parla di “microbioma”: l'insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi in un ambiente definito. In quest’ottica ogni organismo complesso, che sia un uomo, una pianta o un animale, deve essere visto come un'aggregazione di cellule dell’ospite e di una vasta comunità di microorganismi, che vivono in stretta interazione e sinergia.

Questa nuova prospettiva evidenzia l’importanza di considerare queste strette interazioni per comprendere in modo più completo la vita degli organismi, la loro salute e l’insorgenza delle malattie. In particolare, individuare e chiarire il valore di queste interazioni può aiutarci a comprendere meglio, la crescita, le funzioni biologiche, la risposta agli stress o la resistenza a malattie degli organismi ospiti.
Se nel 2000 la conquista è stata quella di avere a disposizione l’intero genoma umano, con la possibilità di individuare difetti e variazioni come causa di malattie o predisposizione a certe patologie, dopo vent’anni si aggiunge un pezzo a questo paradigma e si allarga nuovamente lo sguardo. Gli scienziati mettono in luce come questa nuova prospettiva ci aiuta ad affrontare il problema dell’eredità mancante: a volte studiare solo il dna di un individuo non rende possibile spiegare alcuni suoi caratteri complessi.

Questo studio evidenzia fortemente l’interdipendenza tra organismi complessi e organismi semplici, da un punto di vista scientifico e analizzando aspetti quantificabili. Ben oltre si può andare pensando all’interdipendenza con i propri pari e a quanto questo può impattare sulle nostre vite, in termini di salute e benessere. Ma questa è tutta un’altra storia!
 

Valentina Turinetto
NP dicembre 2024

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok